Briganti di casa nostra dopo l'Unità d'Italia


Tutta la provincia di Siracusa per sette lunghissimi anni fu interessata al fenomeno del brigantaggio

“Vogghiu cantari a cannarozzu chinu la vita di Turiddu Giulianu…”, così, su versi di Turiddu Bella, declamava accompagnandosi con la chitarra il cantastorie Orazio Strano per le strade e le piazze di paesi e città a partire dai primi anni ’50.

I Vasceddi ri Junciu (Le fiscelle di giunco)


I movimenti delle mani, le dita che intrecciano, che si incrociano, si articolano, si rincorrono senza tregua, mettono in evidenza un "sapere" di lunga e antica esperienza, un "sapere" mirabile.

Il Corso: salotto mondano di Palazzolo


Corso Vittorio Emanuele, vecchia materna strada con maliziosa curva lieve: l’antica insaziabile passeggiata di generazioni paesane: in aeternum! ...

T’amo, o pio bove


“T’amo, o pio bove; e mite un sentimento di vigore e di pace al cor m’infondi, …”.  

Questa di Carducci è la più bella rappresentazione del bue, paziente, libero in mezzo al silenzio dei campi o curvo sotto il giogo. Il poeta celebra la forza laboriosa e la mitezza di questo animale, lento ma capace di una potenza tale che nessun cavallo o mulo saprebbe sviluppare. 

La Quaresima nella cultura popolare

"...nessun macelliere nella Quaresima (deve) poter vender carne se non a quei soli infermi che presenteranno il biglietto firmato dal Vicario. Mai però carne di porco sotto pena due mesi di carcere e tarì 4".

Ripensando ai pastori di una volta


"Lu picuraru vistutu ri sita, sempri feti ri latti e lacciata"

Mentre le pecore pascolavano, Dafni, primo pastore-poeta di Sicilia (in mitologia le colline iblee sono ritenute dimora di Dafne), imparò a suonare il flauto e a cantare: la sua voce e i suoi suoni erano così dolci che le pecore cessavano di brucare l'erba. Ma Dafni era anche capace di ricavare zufoli dalle canne e di insegnare agli altri la maniera di farlo.

L’abbeverata nella tradizione agro-pastorale


"Se u sceccu nun vo' biviri hai vogghia di friscari"

L'acqua è un elemento importante per la sopravvivenza degli esseri viventi e la sua indispensabilità viene solitamente rilevata proprio quando incomincia a mancare.

Don Cicciu Pastasciutta: l’artigiano dell’effimero

Si chiamava Francesco Lombardo, ma per i Palazzolesi era don Cicciu Pastasciutta, nome "d'arte" diventato poi una sorta di marchio di fabbrica, visto che come ultimo mestiere scelse quello di fabbricare giocattoli.