I Palazzolesi lo chiamavano don Pinu pensando che fosse il diminutivo di Giuseppe. In realtà Pino
era il cognome e Giuseppe il nome, in famiglia e dagli intimi era chiamato Pippinu.
VECCHIE TRADIZIONI DI NATALE
Carnagghi, sangunazzu, a zuccata ri natali, a cucciaredda
"A
nuvena, a nuvena … a nuvena, a nuvena …". Alle cinque del mattino, al
primo rintocco, i ragazzi balzavano giù dal letto, assonnati e affreddati, e giravano di porta in porta per annunciare la novena che precedeva la messa dell'alba. Le chiese, all'alba, si gremivano trent'anni fa.
Santa Lucia di Siracusa taumaturga degli occhi
La più antica testimonianza del
culto di S. Lucia è una epigrafe greca del V sec., rinvenuta presso il cimitero
di S. Giovanni in Siracusa.
TOPONOMASTICANDO: fra Illuminato
Via Illuminato (6a a destra di via Roma)
Una
decina le epidemie di peste accadute in Sicilia. Ad incominciare da Siracusa
nel 392 a. C. sotto il regno di Dionisio il Vecchio, per finire a Messina nel
1743 con una ecatombe di 30-40.000 morti.
Contastorie e cantastorie interpreti genuini dell’anima popolare siciliana
“Siddu sordi vi truvati / ‘ntra li causi o la giacca /
sugnu certi c’accattati / storii e dischi di Busacca”.
Palazzolo Acreide. Cantimbanchi erano chiamati i cantastorie mestieranti
quando, fin dal XIV secolo, su una panca a mo’ di palcoscenico, cantavano e
narravano nelle piazze e per le vie storie dal contenuto prevalentemente
cavalleresco ma anche storie popolari, episodi della vita dei santi, ecc.
ERAN VENTUNO: Pippinu l’Uoruvu (Giuseppe Pappalardo)
Aveva il viso cereo e tondo come quello di un Gesù
bambino, ma l'offesa più grave che gli si potesse fare era quella di
apostrofarlo col nomignolo di Bamminu!
Nel sentirsi chiamare così usciva fuori da gangheri e incominciava a sfagliare
come un mulo.
Passatempi di bancarelle: Calacausi e simenza
Si presentava pure ai tavolinetti dei bar o nelle osterie… e ti
scaraventava sul tavolo una cascata di nucidda miricana, calia e simenza…
Palazzolo Acreide. In qualsiasi paese o città c’è sempre qualche caliaru a posto fisso che con la sua
bancarella piena di roba abbrustolita staziona nei pressi dove la gente
predilige fare quattro passi:
TOPONOMASTICANDO: Girolamo Giompaolo
Via Padre Girolamo (da
piazza Biblioteca a Corso Vittorio Emanuele)
Il
cappuccino fra’ Girolamo Giompaolo (1787-1857), a cui è intitolata la via in
oggetto, fu un appassionato bibliofilo.
C’era una volta… Manghisi. La “Taverna” di Mastru Tanasi
Palazzolo Acreide. Sebastiano Tanasi, alias Nnanu, alias Mastru Tanasi. Mastru non solo nell’accezione di maestro di scuola ché tale era,
ma anche nel senso di uomo creativo alla stregua dei mastri artigiani, creativi con la mente e/o con le mani.
A
metà degli anni ’60 Mastru Tanasi
mise in piedi la sua “Taverna” in un posto strategico, là dove il Manghisi,
scavalcato dal ponte, diventa Cassibile per poi sfociare a Punta del Cane, 23 Km a sud di Siracusa.
ERAN VENTUNO: Don Turiddu ro gnu’ Filici (Salvatore Papa)
Nel 1912
ebbero inizio i lavori per la realizzazione della ferrovia a scartamento
ridotto Siracusa-Ragusa con diramazione per Vizzini campagna al Bivio
Giarratana.
Notti magiche: la notte dell’Ascensione e quella di s. Giovanni
…l’acqua
e il fuoco, per merito della benedizione divina, acquistano straordinarie virtù
catartiche…
PALAZZOLO
ACREIDE. Domenica 1 giugno, Ascensione di Nostro Signore: quaranta giorni dopo
la Resurrezione, si celebra la fine della presenza visibile di Cristo nel
mondo. Martedì 24 giugno, si festeggia la natività di S. Giovanni Battista
coincidente con il solstizio d’estate. Due ricorrenze preluse, secondo la
tradizione popolare cattolica, da notti magiche, fauste, feconde, foriere di
salute e di prosperità.
TOPONOMASTICANDO: Nicola Fabrizi
Ronco Fabrizi (2° a dx di via Fontanagrande)
I liberali netini non appena ebbero notizia dello
sbarco garibaldino del 6 maggio 1860 a Marsala, dieci giorni dopo insorsero, per primi in Sicilia, contro il presidio
borbonico locale che fu costretto ad arrendersi. I Palazzolesi insorsero il 19:
"A. 19 maggio 1860 ad ore 22 finalmente
s'alzò bandiera tricolorata. Era giorno di sabato a Palazzolo...
Un giocattolo d'altri tempi: a saitta
"Cu è natu pi fari a saitta / gira e firria ma è sempri a 'na
banna".
Palazzolo Acreide. A saitta è la trottola di
legno di faggio, fau, (o di quercia o
di ilici) di forma conica con una
punta in ferro. Si lancia a terra per mezzo di uno spago, in modo da farla
girare rapidamente su se stessa.
ERAN VENTUNO. Peppi u Zuoppu alias u Sigghiaru (Giuseppe Miceli)
Con una canna il maresciallo gli scostò il bavero della giacca dal
viso esangue e lo identificò:
era proprio lui, Miceli Giuseppe, detto Peppi u zuoppu, nato a Buscemi il 2.4.1897 e residente a Palazzolo
Acreide in via Vistabella n. 20.
Correva l’anno… 4 aprile 1880: si inaugura “Villa Maria”
Il
freddo fuori stagione prima, la siccità poi, fecero sì che il 1879 per
Palazzolo e paesi limitrofi fosse un anno di gran fame. Un buon palazzolese,
spinto da generosità e devozione fece voto di fare costruire un’edicola a
Maria, sulla strada Rotabile per
Siracusa (oggi via Nazionale). A tale scopo consegnò 15 lire ai frati
cappuccini del convento vecchio incaricandoli della realizzazione dell’opera.
TOPONOMASTICANDO: Via Elena (da piazza G. Marconi a via s. Francesco)
Sarebbe bastato scrivere via Regina Elena e non
sibillinamente Elena per evitare dubbi amletici e far capire subito al colto e
all’inclita che questa via è intitolata alla 2a regina d’Italia. Elena
(1873-1952), principessa del Montenegro e figlia di re Nicola I, sposandosi con
Vittorio Emanuele III diventò la regina Elena di Savoia.
ERAN VENTUNO: Turi Rizza (Salvatore Rizza)
Alla visita
di leva si presentò nudo come un verme: solo due sonaglini ai genitali
infiocchettati con un elegante nastrino rosso vermiglio.
Passatempi di bancarelle: luppina e luppinari
…sul ponte di Primosole… in
canottiera, con un cappello di paglia a larghe falde si sbracciava e
gesticolava come un ossesso con in mano grappoli di sacchetti di plastica pieni
di luppina….
PALAZZOLO
ACREIDE. Lupino deriva dal latino "lupus ". In origine il
termine indicava una pianta spontanea tipica di luoghi selvatici, frequentati
esclusivamente da lupi. Nel corso dei
secoli, grazie alla sua capacità di sfruttare i terreni più poveri e fornire alimento
a basso prezzo, il lupino fu oggetto di esperimenti e di cure da parte
dell'uomo che riuscì a selezionare diverse varietà a seconda dell’uso che si
intendeva farne.