“Oggi è successo un alluvione che se fossesi
avanzato altro poco si avrebbe trascinato il paese…”.
PALAZZOLO. Un recente studio della Commissione europea su
clima e ambiente prevede in un futuro non molto lontano delle conseguenze
catastrofiche per il nostro pianeta: scioglimento dei ghiacciai, inondazioni,
siccità, frane, estati roventi, ecc. La causa di tale dissesto ambientale è da
attribuire al riscaldamento globale dovuto all’“effetto serra”. Tutti ci
auguriamo dei provvedimenti drastici e urgenti per risolvere un problema che
riguarda l’esistenza o meno del nostro pianeta.
Quando nel 1851 la nostra isola subì dei danni a causa delle
grandi piogge, un canto popolare attribuiva
tale calamità ad una tremenda arrabbiatura di Gesù Cristo: “La guerra
Gesù Cristu vulia fari, / Ch’era sdignatu di li piccaturi”. In un altro
canto dedicato ad un’altra alluvione si era certi che la nuova calamità fosse
stata mandata da Dio perché si mangiava carne di venerdì. Come si vede il
leitmotiv è sempre quello: le calamità naturali come atto di ritorsione del
Padreterno.
Tra alluvioni e siccita’
Tra le più disastrose alluvioni che hanno interessato la
nostra penisola non possono non essere menzionate l’alluvione di Firenze del
novembre 1966, dovuta alla rottura degli argini dell’Arno, e quella del
Polesine del 1951 con il Po che straripa nei pressi di Occhiobello vicino
Rovigo.
L’abate Mongitore, ci dà notizia di due alluvioni che
nell’anno 1740 recarono gravissimi danni alla città di Salemi nel mese di marzo
e alla città di Leonforte nel mese di settembre. In quest’ultimo centro la
piena fu così tanta che si formò un “novello fiume sterminatore carico di
cadaveri, mobili, suppellettili, formenti, orgi…”. Il numero dei morti
arrivò a duecento e “molti restarono stroppj, e feriti”.
In ambito strettamente locale il nostro P. Giacinto Farina
riporta, non senza enfasi, notizie su diverse “alluvioni”, verificatisi con una
certa periodicità nell’800. Nel 1810, nel mese di giugno “nella sera del
Corpus Domini mentre il popolo era nella Chiesa Madre, venne un acquazzone così
terribile che la piena entrò nella Chiesa Madre. Il popolo spaventato salì le
parti più alte della chiesa…”. Nel 1833 un’altra alluvione: “In
quest’anno fu il grande alluvione che fe’ molto danno: In Modica poi
oltremodo.” E ancora il 18 ottobre 1877: “Oggi è successo un alluvione che se
fossesi avanzato altro poco si avrebbe trascinato il paese. Il danno alle
campagne, orti, molini, ecc., non può dirsi”.
A partire dal 23 gennaio del 1880 nel territorio ibleo piovve
ininterrottamente per quasi un mese. Un nubifragio disastroso che buttò sul
lastrico tanta povera gente. A Palazzolo crollarono centinaia di case, e furono
giorni di fame nera per buona parte della popolazione. Si aprì una
sottoscrizione e i Palazzolesi si distinsero per generosità. Addirittura “il
Prefetto di Siracusa - come riferisce il nostro solito cronista - volle venire a vedere quello spavento, se ne
andò meravigliato e lasciò 300 lire a 7 febbraro”.
Tre giorni dopo il Consiglio comunale per alleviare la
disoccupazione deliberò di costruire "nel piano della Guardia una villa
pubblica”. Ideatore e direttore dei lavori fu il barone Vincenzo Messina
Bibbia. Il 16 febbraio, sotto la pioggia battente e in mezzo al fango,
iniziarono i lavori. Grazie a questa calamità oggi ci ritroviamo il giardino
pubblico che fino ad un paio di decina di anni fa tutti ci invidiavano.
Da un eccesso all’altro. La siccità. Il secolo XIX ai repentini e prolungati
nubifragi alternò lunghi periodi di siccità che rovinavano il raccolto
dell’uva, delle olive, del frumento. Dalla “Selva” di P. G. Farina: “Anno
1825. Quest’anno fù privo di pioggia, e vi fù tal siccità che non si potette
seminare…”. E ancora: “Anno 1846. In quest’anno fù di siccità: Abbiamo
pregato, e predicato otto giorni e dopo venne la desiderata acqua: a 13 aprile”.
Anno 1858: “Fù anno di gran siccità. I seminati erano un teatro di dolore.
Si uscirono i Santi, si predicò, si pregò; ma indarno, non piove”. Quando i
Santi sono duri d’orecchio!… Eppure, i cambiamenti atmosferici e gli indizi di
pioggia in particolare sono facilmente percepibili, secondo la credenza
popolare, dal particolare comportamento di alcuni animali. E’ risaputo che
quando il gatto si “lava” la faccia è sicuro indizio di pioggia; lo stesso
significato si attribuisce ai buoi che si leccano il pelo al rovescio o quando
levano la faccia al cielo; lo stesso vale per le pecore quando stropicciano la
terra col piede o quando le capre si mettono a dormire l’una vicino
all’altra.
Le due eccezionali nevicate del 1788 e del 1859
Il territorio ibleo, ricco di colline e di montagne, un tempo
era soggetto a copiose nevicate. La neve veniva conservata negli appositi nevai
e venduta dai nivari a chi ne aveva necessità. Quando però le nevicate erano
oltremodo abbondanti o fuori stagione creavano disagi e danni alle campagne,
con gravi conseguenze per i contadini e per le classi meno abbienti.
Riportiamo la descrizione di due nevicate veramente
eccezionali avvenute nel 1788 e nel 1859. Per quanto riguarda la prima nevicata
la fonte citata da P. Giacinto è la “Selva Messina”, della seconda nevicata,
quella del 1859, fu testimone diretto lo stesso cappuccino: “In quest’anno
fu la Neve Grande, ma non la Grandissima che fù ai tempi nostri, cioè nel 1859.
La Neve Grande fu uno spavento mai veduto e i nostri antenati che si ricordavano ne parlavano a gote gonfie:
narravano come fecero le vie, come cadevano i tetti e le case, i morti di
freddo, e di inedia. Ma venuto il 1859 cancellò ogni memoria di quel colosso”.
Ecco la cronaca del 1859: “Il giorno 9,10,11 Gennaro furon giorni di neve:
dessa cadeva a gran fiocchi… e si innalzò tant’alto che in alcuni punti fu 10,
12 e 16 palmi (4 metri! n.d.a.)… in alcuni punti sino a 32 piedi (10 metri!?
n.d.a.)… Chi può dire quanti danni? Quanti uomini morti alla via di Buccheri e
di Buscemi. Anco in Palazzolo ne morì qualchuno. In Palazzolo morirono i buoi
di Mortellaro ch’era per via… Alle parti di Modica mi contavano, che un pastore
conduceva il suo gregge mentre nevicava. Di tanto in tanto accumulando la neve
veniva sepolta qualche pecora e lo stesso pastore difficilmente poteva
camminare… La neve seppellì il gregge… In Palazzolo… un religioso cappuccino
raccolse fave, ceci, lenticchie e altro nelle case dei ricchi… e fece
abbondanti minestre, e così si salvarono tanti poveri. In S. Sebastiano spesero
del pane agli stessi indigenti…”.
Grandini come noci e come “arangio”
Il citato Mongitore racconta di una particolare grandinata
avvenuta il 4 ottobre del 1729: “Apportò orrore la pioggia de’ grandini
caduta nelle terre della Ficarra, S. Angelo, Martini, Piraino e altre vicine.
Era la grandine della grandezza d’una ben grossa noce, di materia durissima,
lucida; e per tutto il giro si mostrava acuminata come una punta di rasojo. Ma
quel che apportò maraviglia, e terrore fu, che da una sua parte mostrava un
viso bruttissimo, ma ben formato colla distinzione di fronte, occhi, naso,
bocca, e mento, con in cima alla fronte… due piccole corna della stessa materia
della grandine…”.
Il nostro cappuccino ci parla invece di grandini della “grossezza
di un arangio”, alle ore 18 di venerdì 20 settembre 1637 e poi della
grossezza di un nocciolo il 14 settembre del 1863: “Ad ore 21 è caduta una
pioggia di grandine così terribile, che dopo quattordici ore ven’era gran
quantità d’un nocciolo, e dove passò acconciò vigne, orti ed olive…”.
Infine della grossezza di una noce (o di un uovo) il 7 settembre del 1868
quando una tempesta si abbattè nelle contrade di Bibinello e Cugnarelli in cui “vi
furono grandini così grossi che somigliavano a grossi noci… e (anche) come ova”.
A tal proposito il Nostro racconta anche un divertente aneddoto: “Due uomini
andavano a Fiumegrande, uno a piede, e l’altro a cavallo; quello dinanzi fu
colpito da un grosso grandine (giacchè i primi caddero senza accorgimento)
credutolo un sasso scagliato dall’altro, scende da cavallo, e corre verso il
rivale , che nella fuga ebbe qualche grandine, che parevagli sasso…ma poi
venuti a capire levarono la rissa…”.
IL CORRIERE DEGLI IBLEI, febbraio 2007
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