"A mia insaputa" in uno scaffale della mia libreria giace una copia della rivista mensile illustrata "L'igiene e la vita", datata Gennaio1921. Direttore: On. Dott. Giulio Casalini.
Ignoro come ne sia venuto in possesso e quando. Presumo
sia un pezzo da collezione.
Sfogliandola, ho intravisto un titolo che mi ha
incuriosito: "Precetti antichi di igiene". Mi sono soffermato un
attimo sulla pagina 25, e ho letto il contenuto: poco più di una colonna in
tutto. Ne è valsa la pena.
É stato assai divertente leggere quei suggerimenti propinati
come precetti. Ciononostante, finalità e contenuti sono da assolvere se si
prende in considerazione la cornice storica dentro la quale vanno collocati. L’articolo
si deve inquadrare al grado di cultura e di scienza di quel tempo che non è
quello dei primissimi anni Venti del secolo scorso, quando il pezzo fu ripreso
e ristampato come ora stiamo facendo anche noi in questo momento, ma bisogna
andare indietro di molti, molti anni.
L'avvertenza che precede il testo originale
semplicemente fa riferimento ad un "antico volume". Evidentemente
l'estensore dell'avvertenza, fu colpito anche lui dalla poca attendibilità
delle argomentazioni.
Noi, oggi, a distanza di più di 90 anni, nel leggere
quanto riportato rimaniamo colpiti come lui e più di lui.
***
"In un
antico volume abbiamo trovato i seguenti precetti di igiene. Leggendoli il
lettore vedrà quali curiose idee si facevano gli antichi del corpo umano e
delle sue funzioni. Ma vedranno anche che c’erano alcune intuizioni, che ebbero
svolgimento poi.
Non si deve vegliare la notte e dormire il giorno né
dopo il pranzo quando il cibo nuota nello stomaco. Dormire, quando non si digiuna,
prima in sul lato ritto perché allora il fegato meglio avrà a ricuocere il
cibo: poi rivolgersi verso il manco acciocché il cibo non si ricuoca più che
bisogna.
Non fatigarsi quando l’aria è molto calda: perciocchè
nei tempi di gran calore, il calore naturale con gli spiriti del cuore
s’infiamma e consuma l’umiditate del corpo. Nei tempi di grandi freddi
faticatevi il meno che potete, perché l’aria fredda offende molto il celebro
(cervello) e lo costringe, essendo il celebro grande spongia intinta nell’acqua,
per costringimento si distilla umiditate al petto facendo tosse e molte altre
infermitadi.
In questo stesso modo s’induce lo scorrimento delle
lagrime: le lagrime vengono alcuna volta per dolore, alcuna volta per ridere,
perocchè il cuore ha continuanze col celebro, tramezzanti (per mezzo) arterie e
nervi. Nel dolore il cuore si costringe e così le arterie, i nervi del celebro
tanto si costringono che l’acqua che si contiene nel celebro si sprieme e altri superfluitadi escono per la bocca e
per lo naso: nel ridere è il contrario (sic!).
Il bagno sia né caldo né freddo, esso apre i pori e
manda via le superfluitadi che sono sotto la pelle, risolve le ventositade, i
dolori di ventre. Quando si esce dal bagno non dive stare al freddo né bere
cosa gelata perché i pori essendo aperti per questi passa il freddo ai membri
principali e corrompe le loro virtudi. Chi entra nel bagno a stomaco vuoto
demagra, ma dopo aver mangiato alla fine della prima digestione, s’ingrassa.
L’usar di giacere con le donne si fa per conservare e
moltiplicare l’umana generazione e per conservare la salute in quanto manda via
la superfluitade del corpo perché dice Aristotele che il seme umano è
superfluitade della quale non abbiamo bisogno.
L’usar delle donne rallegra l’anima, solleva il capo,
rimuove l’ira e il pensiero, conforta i sensi; ma usarlo troppo debilita tutte
le virtudi, affretta la vecchiezza, conturba gli occhi, il celebro e spesse
volte fa cadere la febbre etica. Non giacer con le donne a stomaco pieno di
mangiari o di bere, né quando si è affamato o dopo aver perduto sangue.
Evitare infine le emozioni violente: nella molto
grande allegrezza il calore naturale si spande in fuori insieme al sangue, e
tanto puote uscire che il cuore si raffredda e la morte non è altro che
raffreddamento del cuore. Nella tristezza si chiudono gli orecchi del cuore, si
spegne lo spirito vitale e seguita la morte subitanea.”
***
Amen!
Iblon, giornale online, febbraio 2013
Mi chiamo PATRIZIA SILVIA SCALI e sono una badante. Noto che in questo momento sono come il più felice. Vengo a testimonianza di un prestito tra privati che ho appena ricevuto. Ho ricevuto il mio prestito grazie al servizio del Sig. Pierre Michel. Ho iniziato le procedure con lei venerdì scorso e martedì 11:35 poiché le banche non lavorano il sabato, poi ho ricevuto conferma che il bonifico dell'importo della mia richiesta di 50.000€ mi è stato inviato sul mio conto e avendo consultato il mio conto bancario molto presto, con mia grande sorpresa il trasferimento è andato a buon fine. Ecco la sua e-mail : combaluzierp443@gmail.com
RispondiEliminaEcco la sua e-mail : combaluzierp443@gmail.com
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