Leonardo Sciascia: "La mandorla di Avola, un
ovale perfetto da far pensare ai
volti femminili di Antonello"
PALAZZOLO.
La fioritura precoce è una caratteristica di questa pianta asiatica coltivata
da più di quattromila anni, portata dai Fenici nel bacino mediterraneo e dai
Greci in Italia.
Nella cosmogonia frigia il mandorlo rappresentava il padre di
tutte le creature forse perchè il suo delicato fiore bianco, leggermente rosato
e profumato, sbocciando sui rami ancor prima che si schiudano le foglie,
annunzia il primo soffio di primavera e la speranza di una stagione ricca di
frutti; a sua volta quest'albero pare sia nato dal sangue della dea Cibele,
personificazione della terra fertile, e il cui nome frigio corrisponde al nome
del frutto.
Secondo altre interpretazioni il
mandorlo, invece, avrebbe origine dal mito di Fillide, figlia del re dei Dauli,
che, innamoratasi di Demofoonte e credutasi abbandonata, si impiccò ma fu
subito tramutata in un mandorlo, a cui improvvisamente inaridirono le foglie.
Tornato Demofoonte corse subito ad abbracciare quell'albero che rinverdì di
colpo come per incanto; ancora un'altra versione ci fa sapere che Demofoonte
irrigò col suo pianto quell'albero, il quale subito cominciò a germogliare. E'
una pianta che resiste molto bene ai freddi invernali e quindi non è raro,
dalle nostre parti, quando la stagione è precoce, vedere già prima di Natale i
mandorli in fiore.
Varietà
e raccolta
In Europa
i maggiori produttori di mandorle sono la Spagna, il Portogallo e l'Italia.
Nella nostra penisola la coltura del mandorlo è praticata soprattutto in Puglia
in Abruzzo, nel Molise e in Sicilia. La nostra regione è il maggiore centro
italiano di produzione di mandorle (più della metà della produzione nazionale)
diffusa soprattutto nell'agrigentino e nel siracusano. Gli Avolesi a partire
dalla metà del secolo XIX, allettati dal maggior guadagno del mandorlo,
andarono gradatamente abbattendo gli ultrasecolari ulivi e fecero della loro
città, la patria del mandorlo. La mandorla di Avola difatti è pregiatissima e
sicuramente è la migliore in assoluto.
In Sicilia
un tempo, pare che esistessero ben 752 varietà di mandorle, ma oggi le varietà
siciliane più note sono: Pizzuta, la più pregiata delle varietà siciliane,
commercialmente conosciuta col nome di Avola scelta: "un ovale perfetto, da
far pensare ai volti femminili di Antonello" ebbe a dire Leonardo
Sciascia; Romana (dal nome della famiglia avolese che fu la prima a propagarla)
o Avola corrente: è più rustica e più produttiva commercialmente; e poi: fasciuneddu, miennula fridda, curcupara,
ciccurizza, cunfittara, marianedda, muddisa, munsiddara. ecc.
La
mandorla si può gustare anche appena allegata, con il guscio ancora verde ma
già peloso (mennula cavalera): ha un
sapore agro-dolce. Verso il mese di giugno invece, appena si indurisce
l'endocarpo, si possono mangiare i bianchi semi freschi svestendoli della
pellicola giallognola.
La
raccolta si fa in agosto, per bacchiatura. Dopo averle accumulate comincia
l'operazione dello smallamento. Le mandorle così spogliate del mallo si
espongono al sole due o tre giorni per asciugarsi, poi si ammassano in
magazzino. Quindi si passa alla sgusciatura (ntrita). Quella tradizionale di solito era eseguita dalle donne a
mezzo di due pietre lisce e levigate di cui una piccola e una più grande
poggiata sulle gambe su cui si schiacciava il guscio.
Il guscio
viene ancora utilizzato come combustibile nei forni e nelle fornaci; semicotto
(scurcidda) a tutt'oggi viene bandezzato
e venduto per le strade dei paesi per dare fino all'ultimo calore e conforto ai
"sacri" turiboli delle vecchiette, attaccate alla tradizione fino
all'ultimo. Il mallo bruciato dà una cenere ricca di carbonato di potassa che
una volta veniva utilizzata per la fabbricazione del sapone molle o per la
concimazione degli alberi.
Dolci
e altre squisitezze
Il nettare
dei fiori di mandorlo costituisce la prima pastura per le api e quindi il miele
che si ottiene, è il primo dell'annata. Le mandorle vengono utilizzate per gli
usi più svariati: per dolci (raramente separate dal miele), per bibite, come
olio alimentare, in profumeria, nella farmacopea moderna e in quella popolare.
I dolci a
base di mandorle sono tanti che è impossibile enumerarli tutti. Un classico
dolce siciliano, a base di mandorla, è la frutta marturana, un tempo riservata
ai "Morti" e oggi disponibile in tutte la stagioni.
Sempre di
mandorla sono i facciuna, gli agnelli
pasquali, le olivette di sant'Agata, i vari tipi di dolci di mandorla
propriamente detti, gli amaretti, i quaresimali, i "ricci" serviti
dalla "ruota" delle benedettine di Palma, ecc. E poi il torrone
caramellato, il torrone bianco, il torrone "mandorlato", i torroncini
assortiti di varie essenze e colori, le mandorle zuccherate, confettate, agghiazzati, le mandorle brustolite e
sposate a calia, nocciole e fave (scacciu): per le feste, nelle bancarelle
si vedono delle vere e proprie barricate di questi prodotti.
E ancora i
confetti, augurali, con l'anima di mandorla, bianchi come la neve o velati di
rosa, di azzurro... E d'estate le granite di mandorla, il latte di mandorla, minnulata, (una volta orzata, perchè si
preparava con l'orzo).
La
medicina popolare
In
farmacia l'olio di mandorle dolci viene adoperato come lassativo o come
sedativo per asme e tossi. In profumeria viene invece utilizzato l'olio delle
mandorle amare. Le stesse avevano, secondo Durante, erborista romano del '500,
un effetto antiubricatura tanto che agli ubriaconi incalliti raccomandava: "Mangiate a digiuno sei o sette
mandorle amare così evitate lo imbriacarvi per quel giorno". Sempre le
mandorle amare, pestate nell'acqua, davano un unguento che i Romani fregavano
ai cani per evitare le mosche, le zecche e le pulci e le relative
malattie.
Nella
medicina popolare l'acqua di mandorle dolci era un toccasana per un numero
imprecisabile di malattie: contro l'orticaria (rinfrescava il sangue); contro
l'infiammazione gastro intestinale (per avere l'effetto desiderato, alle
mandorle dolci bisognava aggiungerne una amara); contro la dissenteria vera e
propria; contro l'emottisi: minnulata
con dieci mandorle dolci e una amara, e così via.
Usanze
La
mandorla ha la sua influenza pure nella sfera magico-superstiziosa. Come è noto
tutte le anomalie naturali attirano la buona sorte, e quindi hanno valore
apotropico. Così l'uso di munirsi di oggetti particolari o dotati di attributi
anomali come le lucertole a doppia coda, i corni di corallo, i ferri di
cavallo, le noci a tre costole, le mandorle bigemine, e numerosi altri oggetti
allontanano il malocchio. In questo caso, i miennuli
curnuti, cioè le mandorle doppie, vengono legate tra di loro con un nastro
rosso e si appendono al capezzale contro il malocchio e per la fecondità degli
sposi. E siccome quando "La mennula
ciurisci... la fimmina 'mpazzisci" pare che il risveglio del mandorlo
e i miennuli curnuti a capizzu
agevolino l'incremento demografico, specie se la donna (e qui giochiamo
sull'equivoco dell'assonanza) possiede
"un bel... minnulitu".
Il Corriere
degli Iblei, febbraio 2002
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