Sono rimasto impressionato
dall’atmosfera che si respirava e da una serie di rituali come quello del
“botafumeiro”.
Palazzolo Acreide. Sette, numero magico anche per Angelo Cassarino, per sette volte sul Cammino
per Santiago de Compostela.
E’ facilissimo incontrare
Angelo quando è a Palazzolo. Basta andare in piazza del Popolo. Di mattina lo
trovi sotto casa sua seduto sullo scalino del tabaccaio Sebastiano, di pomeriggio
al centro della piazza davanti al palco, seduto su una sedia che si guarda e si
gode la sua chiesa di san Sebastiano in attesa di ritornare in Svizzera o in
Spagna, dove, a seconda della stagione, abitualmente dimora. E però rimane cittadino
palazzolese e sansebastianese doc! (dire doc mi sembra riduttivo poiché sono sicuro
che nel suo sangue scorrano globuli a forma di frecce).
Ci siamo incontrati il 21
agosto alle ore17 in piazza. A casa sua, ci accomodiamo in salotto, una specie
di tribuna d’onore su un teatro a cielo aperto, e sullo sfondo incomparabili
quinte come la chiesa e il palazzo del Municipio. Angelo mi racconta dei suoi
sette viaggi a Santiago de Compostela in Galizia, regione nord occidentale
della Spagna.
***
“Per capire cos’é il Cammino
di Santiago” esordisce Angelo “bisogna andare indietro nel tempo. La tradizione
vuole che l’apostolo Giacomo dopo la morte di Cristo diffondesse il Vangelo
nella penisola Iberica, giungendo sino in Galizia e compiuta la missione
tornasse a Gerusalemme. Nell’anno 44 fu martirizzato da Erode Agrippa, ma
subito dopo due discepoli trafugarono le spoglie di Giacomo e le portarono su
una barca che, "pilotata da un angelo", prese il mare e attraversato
il Mediterraneo oltrepassò le Colonne d’Ercole, costeggiò le sponde iberiche e
approdò a capo Finisterre.
Da qui i due discepoli con il corpo di San
Giacomo si inoltrarono fino all’attuale Santiago e diedero sepoltura ai resti
del Santo. Per un tempo lunghissimo tutto rimase nell’oblìo più assoluto, fino
a quando nove secoli dopo la tomba fu riscoperta da un eremita grazie ad una
stella che ne avrebbe indicato il luogo in un campo (campus stellae diventato Compostela). Da quel momento, diffondendosi
la notizia del ritrovamento delle spoglie dell'Apostolo e onorato il martire
con la costruzione di una prima chiesa, iniziarono i pellegrinaggi a Santiago e
la visita al sepolcro”.
-Angelo, cosa spinge la gente a compiere il
pellegrinaggio?
“Bisogna
dire subito che per ricevere l’attestato ufficiale e quindi beneficiare delle
indulgenze bisogna percorrere 100
km a piedi o 200 in bicicletta. Alla partenza ti danno un
tessera credenziale con dei riquadri che via via verranno timbrati nelle
varie postazioni dagli “amici del Cammino” per attestare la regolarità del
percorso. Comunque, anche senza nessun attestato ufficiale, il Cammino è sempre
un’esperienza esaltante ogni volta che lo compi.
Tante sono le motivazioni che
ti portano al Cammino di Santiago. La molla principale è la fede, ma c’è gente
che ci va anche per curiosità, per fare un’esperienza mistica e ritrovare se
stesso, per scommessa, anche per ammirare i paesaggi della Galizia, ci va gente
di tutte le confessioni religiose.
Il pellegrino è sacro e a lui
è riservata grande attenzione. Intorno a
lui si sono costruiti itinerari, luoghi di preghiera, alberghi, ostelli, punti
di assistenza, rifugi per dare ospitalità e ristoro. A Santiago vengono da
tutto il mondo, anche dalla Corea, dal Brasile, dal Giappone, dalla Nuova
Zelanda. Il Cammino di Santiago ha segnato fortemente la storia cristiana del
nostro continente.
L'iconografia classica tramanda l'immagine del pellegrino
vestito di un grande mantello, alla cinta una borraccia, un cappello a falde
larghe, un lungo bastone, e la conchiglia, simbolo del pellegrino definita
“pellegrina” essa stessa. A Losanna, ad esempio, in un cantone di una strada
del centro è incisa una conchiglia con sotto una freccia che ti indica la
direzione del cammino”.
-Ci sono dei percorsi prestabiliti per arrivare a
Santiago?
“Ci sono le vie di mare e le
vie di terra. I Cammini di terra più importanti sono: la “via francigena” che è
quella proveniente da Sud e che io ho percorso per ben sette volte, poi c’è la
“via tolosana” che passa dalla città di
Toulouse in Francia, la
Podense , la “via turonense” che passa da Tour ed è percorsa
dai pellegrini provenienti dal Nord Europa, belgi, tedeschi e d’oltre Manica,
poi c’è il cammino portoghese e ancora altri tracciati che si collegano a
queste direttrici principali”.
-Quante volte sei stato a Santiago?
In tutto sette volte. La prima
volta nel 2000 assieme a mia moglie e con degli amici, siamo andati in auto.
Sono rimasto impressionato dalla moltitudine di gente che affollava la città,
la piazza, la cattedrale, dall’atmosfera che si respirava e da una serie di
rituali come quello del “botafumeiro”.
E’ un grande incensiere di 60 kg che degli addetti
issano a 22 m
di altezza con funi e carrucole e poi lo fanno oscillare ritmicamente e nel
mentre un delizioso profumo di incenso inonda la cattedrale. In passato veniva
utilizzato per coprire il forte odore emanato dai pellegrini che affollavano la
grande chiesa nella quale spesso trovavano ricovero per la notte. Viene
azionato, con i suoi 40 kg
di incenso e di carbone, la domenica, per le messe solenni e per l’anno santo Compostellano. Rimasi colpito da
tutto questo e promisi a me stesso di rifare l’esperienza del viaggio. Quella
prima volta ho incontrato una coppia di amici di Losanna, marito e moglie, che
a piedi erano arrivati a Santiago compiendo la bellezza di circa duemila
chilometri in tre mesi.
L’anno dopo, nel 2001, siamo
partiti a maggio con Janina, mia moglie. Maggio è il mese più adatto. Abbiamo
prenotato gli alberghi dove pernottare durante il percorso e ci siamo
attrezzati di zaini con dentro tutto l’occorrente. Siamo partiti di notte col
treno da Tarragona fino a Sarria, in Galizia, a 120 km circa da Santiago. La
prima tappa a piedi l’abbiamo fatta da Sarria a Portomarin, la seconda fino a Palas
de Rei e qui mi sono accorto che mia moglie iniziava ad avere difficoltà nel
procedere. Il terzo giorno siamo partiti da Palace do Rei per andare a Melide
una tappa di circa 18 km .
Io davanti e mia moglie dietro.
Ad un certo punto mi giro e
non vedo Janine. Ritorno indietro e la vedo piangente e zoppicante, si era
fratturato il menisco! Grazie ad una vettura di passaggio siamo andati in
albergo. L’indomani siamo partiti in tassì direttamente per Santiago e per due
notti ci siamo permessi il lusso di pernottare al “Paradore”, un hotel di alta
categoria, uno dei più belli e lussuosi della Spagna
Un’altra volta, mentre eravamo nella nostra casa in Spagna, siamo andati con una coppia di amici
provenienti da Losanna. Le signore in auto e noi mariti alternativamente a
piedi e in auto. Il tratto che va da Monte del Gozo a Santiago, 7-8 chilometri , l’ho
fatto a piedi nudi per una promissione
fatta al santo.
Nel 2004 o nel 2005, ora non mi ricordo bene, dopo essere
arrivato a Santiago in aereo, ho preso un tassi per tornare indietro sino a
Monte del Gozo e da lì ho rifatto a piedi nudi il tratto che avevo compiuto
l’anno precedente, questa volta però sotto una pioggia scrosciante e che è
durata per tutta la settimana che sono rimasto a Santiago.
L’anno dopo ci sono ritornato con un mio amico sempre
proveniente da Losanna. Siamo arrivati in auto sino a Burgos e da lì ci siamo
incamminati per Santiago. Non ti dico il paesaggio, infinite distese di campi
ondeggianti di spighe verdi. Il quarto giorno a Sahagun al mio amico è venuta
una tremenda tendinite e allora abbiamo continuato in auto sino al Monte del
Gozo e io come al solito da lì sono andato a piedi scalzi sino al sepolcro.
L’ultimo Cammino, quest’anno,
l’ho compiuto con mio cognato che era venuto a trovarmi in Spagna anche lui dalla
Svizzera. Abbiamo fatto a piedi il percorso che avevo tentato di fare con mia
moglie. In treno fino a Sarria e da lì a piedi per Santiago per 100 km . Ci siamo riusciti,
però la pioggia anche questa volta ci ha accompagnati per tutto il tragitto. Ci
siamo stancati molto e però io non ho ancora chiuso con Santiago. Spero sempre
di ritornarci, possibilmente con degli amici palazzolesi che mi hanno
manifestato l’intenzione di andare.
In tutto ci sono stato sette
volte, compresa quella volta che feci un cammino completamente diverso da
quelli che ti ho descritto. Tre sono le Compostellae che mi sono guadagnato per
avere superato i 100 km
a piedi, inoltre un paio di volte ho percorso la navata centrale in ginocchio.
Il Cammino di Santiago è
veramente un’esperienza che ti lascia un segno indelebile. Quando arrivi in
cattedrale l’emozione ti assale, un nodo ti attanaglia la gola, non riesci a
fermare le lagrime, anche chi non crede piange, provi sentimenti
indescrivibili, ineffabili, non trovo le parole… mi commuovo al ricordo. E poi
le mie sorelle Maria e Angela l’hanno compiuto anche loro il Cammino e ti possono
dire se queste mie impressioni rispondono al vero o no”.
IL CORRIERE
DEGLI IBLEI, settembre 2009
Ciao Angelo, la festa di san Sebastiano
non è più la stessa senza di te...
3 commenti:
Saremo tutti più tristi ma il suo sorriso gentile sboccerà alle ore tredici del 10 agosto. Data fatidica: nel 480 i greci sconfissero i persiani a Maratona e lui acquisirà gloria eterna
Salvo
Saremo tutti più tristi ma il suo sorriso gentile sboccerà alle ore tredici del 10 agosto. Data fatidica: nel 480 i greci sconfissero i persiani a Maratona e lui acquisirà gloria eterna
Salvo
Eccellente racconto.
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