Palazzolo Acreide. 29 giugno, festa di san Paolo a Palazzolo:
“…vediamo dappertutto uomini e donne con
spicaddossu, spiga (lavandula spica) legata a foggia di mazzuola, offerta
comunissima al santo; …” (G. Pitrè, 1900).
In Italia la lavanda viene ampiamente coltivata a scopo
ornamentale in orti e giardini e con i fiori essiccati vengono spesso
confezionati piccoli sacchetti utilizzati per profumare la biancheria.
Le coltivazioni a scopo industriale per ottenere oli essenziali sono diffuse nella parte nord occidentale della penisola soprattutto nel sud della Francia. Per tale motivo la lavanda viene comunemente chiamata anche "Spica di Francia".
A Palazzolo la lavanda prende il nome di spica ri san Paulu. A fine giugno, per S.
Paolo, è in piena fioritura, e quindi è facile reperirla e a fasci portarla al
Santo serparo già fin dalla vigilia della festa. L’indomani, per tutta la
mattinata nei pressi della tazza la spiga, già benedetta, verrà distribuita a
mazzettini ai fedeli, assieme al santino di san Paolo. Tradizione antica,
questa della lavanda per la festa di san Paolo, ne scriveva, come detto sopra,
il Pitrè nel 1900.
Simbologie e
significati
Sarebbe fin troppo banale se la reiterazione di tale rito
fosse motivata semplicemente dalla concomitanza fioritura-festa. Qualsiasi
fiore di fine giugno potrebbe prendere il posto della lavanda. Altri fattori,
invece, contribuiscono ad accreditare la scelta di questa spiga che localmente
viene dedicata all’apostolo Paolo. La pianta produce dei fiori a forma di
spiga, e quindi è ovvio transitare per similitudine dalla spiga della lavanda a
quella del frumento. Se poi teniamo presente che giugno coincide con il periodo
della mietitura del grano e San Paolo nella nostra tradizione contadina è
accomunato a questa fase dei lavori agricoli, anzi ne diventa il protettore, il
legame è ampiamente giustificato.
In molti paesi
dell’Italia centro-meridionale, il fiore di lavanda prende anche il nome di
spiga di san Giovanni perché è connesso con la festa del santo Battista
celebrata il 24 giugno in prossimità del solstizio d’estate. Assieme ad altre
erbe solstiziali è offerta a san Giovanni o bruciata a fini propiziatori.
La stessa legittimazione si potrebbe addurre anche per san
Paolo, festa a ridosso del solstizio. La tradizione popolare più consolidata
vuole che tale erba post-solstiziale abbia il potere di scacciare i serpenti e
per tale affinità elettiva viene offerta in segno di devozione al Santo ceraulo. Come è noto, San Paolo è il primo ceraulo
per via del morso della vipera a Malta (Atti 28, 1-3), che lo lasciò indenne. A
questo santo allora furono attribuiti dei poteri speciali sui rettili, e gli
stessi poteri vennero attribuiti dalla credenza popolare a tutti coloro che nascono
nella notte del 29 giugno o del 25 gennaio i quali vengono chiamati cerauli,
e hanno la facoltà di guarire con la loro saliva le ferite di animali
velenosi.
Di più, nel campo della medicina erboristica a scopo
terapeutico si applica la polvere secca dei fiori di lavanda sui morsi di
serpenti velenosi, di scorpioni ecc. A tal proposito giova ricordare la vicenda
del celebre erborista francese Messeguè allorché la sua cagna, morsicata da un
serpente velenoso, fu salvata con tale rimedio e rimessa in sesto nel giro di
una sola notte.
Iblon, giornale online, giugno 2013
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