Gli incantesimi di Montalleri. "Montalleri"
è una collinetta, a Sud del colle di Akrai, composta da due cocuzzoli tali e
quali le mammelle di una donna. Per tale rispondenza anatomica la fantasia
popolare ha attribuito e consacrato a Làmia, figlia di Nettuno e regina dei Lestrigoni, queste due piccole
alture, formate da infinite balze circolari.
Intorno ad esse, che appunto per la loro
singolare conformazione sono chiamate pure "Mammelle di Làmia", aleggiano da sempre diverse leggende di
carattere mitologico. Si racconta che Làmia era donna bellissima
appassionatamente amata da Giove. Un giorno la consorte di quest'ultimo,
gelosissima e accecata dall'ira, per vendetta le fece uccidere i due figli
frutto del tradimento. Da quel momento Làmia divenne pazza e andò a vivere,
secondo i canoni classici della credenza popolare, in un antro naturale oscuro
e profondo, proprio sotto il setto delle due "mammelle".
Da lì, ogni sera usciva all'improvviso per rapire
i fanciulli che si trovavano a passare: li uccideva, e poi crudelmente dopo
averne succhiato il sangue li divorava. Dopo secoli e secoli finalmente, forse
perchè appagata, o perchè vittima a sua volta di qualche altro incantesimo non
si è più fatta viva rimanendo segregata nella sua dimora. Il sito ciononostante
rimane ancora oggi avvolto da un certo fascino e da un alone mistero.
Da questa leggenda, che non è esclusiva di questa
contrada ma è legata anche ad altri posti della Sicilia orientale abitati in
tempi remoti dai Lestrigoni, ebbe origine il nome di Làmie dato ad alcuni
spiriti maligni: specie di vampiri femminili che di notte imbandiscono deschi
sanguinosi e "sotto forma di bellissime donne, sotto colore di carezze,
lusinghevolmente divorano i putti e li giovani ancora". Di conseguenza,
l'apparentamento delle Làmie con le cosiddette "Donne di fuora" o "Belle signore", di cui si
favoleggia da sempre nei racconti popolari, è d'obbligo come è inevitabile il richiamo alle Lèmure di cui parla Orazio:
larve vaganti di donne defunte ritornate sulla terra per molestare i vivi.
Una categoria di donne-ombra, dunque, assai
intente all'amore e desiderose della carne umana che prima provocano i giovani
più belli alla libidine e poi li divorano. Altre versioni, tuttavia, optano per
una natura meno cruenta e crudele di queste "Signore": sarebbero
semplicemente delle buontempone dispettose che fanno fare o vedere cose mai
viste, o addirittura fanno trovare oggetti preziosi e tesori nascosti alle
persone che hanno in simpatia.
E a proposito di tesori nascosti e di cose mai
viste, dalle nostre parti circola ancora la leggenda, della cosiddetta fiera di
"Montalleri" sempre collegata ai due cocuzzoli. Una fiera, anche
questa, legata al clichè classico della mitologia e del folklore per cui le
idee di periodicità e di ripetizione occupano un posto considerevole. Questa grande fiera, infatti,
si svolgeva ogni sette anni e ogni volta, alla stessa data, come per incanto, il
posto incolto e abbandonato si trasformava in un bellissimo e profumatissimo
giardino di piante e fiori rari, dove si potevano comprare splendidi animali e
meravigliose mercanzie o dove si potevano trovare tesori nascosti di
incalcolabile valore.
Gli spiriti
di "Quagghialatti". Un'altra storia di cui da
tanto tempo si favoleggia a Palazzolo è quella sulla "Casa degli
spiriti", alias "Casina ro
signurinu" di contrada "Casabianca" o "Quagghialatti"
che dir si voglia.
Relativamente a questa faccenda è doveroso
segnalare, quanto meno, il sospetto di un errore di identificazione nato dall'
omonimia cognominale tra l'ex proprietario di questa casina, "u signorinu
Calleri" (Sebastiano), scapolo e ricco possidente palazzolese e il
testimone oculare (o pseudo tale) di una fantastica visione spiritale,
verificatasi verso la metà del secolo scorso, tale Calleri Paolo, contadino,
dimorante nella stessa contrada anche lui.
Ad
avvalorare la dicerìa che siano proprio gli "spiriti" gli effettivi
inquilini della "Casina ro Signurinu" ha poi contribuito il fatto che
tale costruzione non sia mai stata nè completata, nè abitata (e a tutt'oggi non
lo è ancora ma certamente per motivi diversi da quelli di cui stiamo
dissertando). Tale stato di cose ha dato la stura alla leggenda, ancora molto
diffusa, che siano gli "spiriti" gli effettivi inquilini di questa
"casina" i quali, con la loro sfacciataggine e tracotanza, non
permettono ad altri inquilini in carne ed ossa di abitarci, e d'altra parte,
bontà loro, hanno lasciato esente da questo sortilegio la lunga ala terranea
del caseggiato.
Questi "spiriti", però, secondo la
testimonianza del citato contadino, si sono fatti effettivamente vivi a suo
tempo, ma non nella "casina" e nemmeno in altro luogo chiuso: la loro
straordinaria performance è avvenuta all'aperto. Riportiamo, qui di seguito, il
racconto registrato da un cronista del tempo: "Paolo Calleri da Palazzolo, mentre dormiva nella notte del 9
ottobre 1865, verso le ore 5 nella casa del luogo detto
"Quagghialatti" fu svegliato da suo figlio con voce di terrore: tata vi sono molti cagnuoli che
gridano con bocca piena di carne; forse devoransi il porco. Paolo tosto uscì
scalzo com'era, e vide alquanti cani della Cavetta che latravano dietro un
vocìo, che egli udiva nel cielo. Vi corre dietro e pervenuto alla casa che si
avvicina allo stradone di Noto vide sur la mandorla davanti proprio la casa una
quantità di persone che suonavano e muovevansi sollevati in aria, che parlavano
(ci dice in inglese). Facevano pure uno stridore simile a quello dell'arcolaio, cioè un uuu...
stiracciato ( e proprio "annimmulari"
sono chiamati dal popolo questi uomini e donne viaggianti per aria [N.d.A.]).
Era spaventevole il vedere l'albero agitarsi in tutti i modi, mentre la natura
era tutta serena e splendea la luna perchè era nel 20° giorno. Fatto giorno
portossi al luogo dell'accaduto e trovò quell'albero spoglio di foglie. Egli
stesso contesta che quell'ombre furono vedute nello stradone, che è pochi passi
distante, dai carrettieri, che vollero scaricargli gli archibugi".
E ancora tre giorni dopo:
"La notte del 12 vi fu un vento a guisa di turbine per le stesse campagne
ed altrove che apportò tanto spavento che molti si alzarono, pregarono col S.mo
Rosario la Vergine.
Altre persone udirono una specie di caduta dall'alto di corpi
umani, e la secchia della cisterna agitarsi in modo estraordinario. Si giudicò
cosa non naturale, il Signore ce ne scampi".
Il Corriere degli Iblei, luglio-agosto1997
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