Le nobili parole
furono scolpite nella lapide, nel cuore e nella memoria di tutti i Palazzolesi
PALAZZOLO. Il 9 e il 10 luglio del 1943 Palazzolo subì due
micidiali bombardamenti aerei dalle squadriglie anglo-americane. Le vittime tra
civili e militari furono circa un migliaio, il paese fu semidistrutto. Molte
case furono ridotte in macerie, il Palazzo Comunale e il Palazzo della Pretura,
tra gli altri, subirono seri danni. Il tributo pagato da Palazzolo in quella
circostanza fu assai alto e la
ricostruzione lenta e difficile.
***
Quell'infausto evento è rimasto indelebilmente impresso
nella memoria di tutti coloro che ebbero la sfortuna di viverlo come testimoni
di quel tempo. Il prof. Erminio Pricone ricorda perfettamente quel venerdì
pomeriggio e quel sabato mattina in cui si scatenò l'infernale tempesta di
bombe e le tante scene di terrore e di desolazione. Lo stesso ricorda
l'iniziativa in memoria di quei caduti intrapresa da un gruppo di amici (Lui
compreso) con a capo don Giovannino Belfiore: "Fu proprio don Giovannino,
personaggio amabile e carismatico, che lanciò la proposta di onorare le vittime
del bombardamento con una lapide di marmo; eravamo seduti ad un tavolo del
caffè ro bossu, in piazza del Popolo. Il problema finanziario risultò subito
l'ostacolo più rilevante. Alla fine si decise di rappresentare una commedia,
con pubblico pagante, presso il cine-teatro Sardo messo a disposizione
dall'avv. Nello Sardo: l'incasso sarebbe servito a pagare le spese per la
realizzazione della lapide.
Finalmente arrivò il giorno del debutto e la filodrammatica
"Acre" mise in scena il "San Giovanni decollato" di Nino
Martoglio. Molti attori della commedia erano gli stessi che avevano aderito
alla proposta di Belfiore: don Giovannino, il più anziano del gruppo,
impersonava Mastru Austinu Maciaciu, suo figlio Enzo recitava la parte di
Funcidda u lampiunaru, e poi tra gli altri si distinsero per bravura Turuzzu
Fazzino, Giovanni Lacarrubba, Vincenzino Lapira.
Il teatro era gremito fino all'inverosimile sia in platea,
sia in tribuna, sia nelle barcacce. Grandissimo successo di pubblico e di
critica, ma, alla fine, detratte le spese, rimasero in cassa solo trecento
lire. L'obiettivo era fallito miseramente: per la lapide, che sarebbe dovuta
arrivare da Siracusa, ci volevano sedicimila lire. Abbiamo dovuto girare porta
a porta per arrivare a tale somma".
Le nobili parole del palazzolese Enzo Tedeschi, professore
emerito al Liceo Classico Gargallo e già sindaco di Siracusa, furono scolpite a
caratteri indelebili nella lapide ma soprattutto nella memoria e nel cuore di
tutti i Palazzolesi e a futura memoria per le nuove generazioni: "Alle
innocenti vittime del 9-10 luglio 1943/All'alba della ricostruzione e della
rinascita/Additando il loro sacrificio/La via della concorda e della
fratellanza/I concittadini superstiti/ Nel II anniversario del loro olocausto"
La lapide fu apposta una domenica di luglio del 1945 sul
lato sud del Palazzo Comunale, con la presenza del sindaco Rosario Branca e con
la benedizione del parroco della Basilica di S. Sebastiano don Giovanni
Giannone.
In margine a un evento così significativo e opportuno,
bisogna dire che ci fu una fazione politica cittadina che non vide di buon
occhio l'iniziativa, mentre un'altra parte tentò di attribuirsene il merito. A
tal proposito, il leader del gruppo promotore fu costretto a smentire a mezzo
stampa la notizia falsa e tendenziosa: "...Tengo a precisare che contrariamente a quanto risulta
da detta corrispondenza, e cioè che il ricordo marmoreo sia stata opera della
locale Democrazia Cristiana, la lapide invece è stata ideata e realizzata dalla
filodrammatica "Acre" di indirizzo apolitico con il concorso di tutta
la cittadinanza. Il Presidente del Comitato: Belfiore Giovanni".
Il Corriere degli Iblei, giugno 2000
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