Nei primi
decenni del secolo scorso a Palazzolo, la neve, abbondante, si vendeva al
prezzo di cent. 20 il chilogrammo. Gli
inverni di una volta però erano senz'altro più rigidi e le nevicate sui
declivi dell'Acremonte non erano affatto infrequenti, anzi.
Una controprova di quanto asserito,
tra gli altri, ce la dà Gabriele Iudica. Scrive, infatti, l'insigne archeologo
e mecenate palazzolese: "Era già
sopraggiunto l'inverno (anno 1814, n.d.a.) ed in vero rigidissimo pe' venti
aquilonari, e pel frequente fioccar della neve..." (Le antichità di
Acre, Messina 1819, copia anastatica ISA, p.74).
Quando la stagione era scarsamente o
niente affatto nevosa, si pensava all'approvvigionamento acquistando neve all'ingrosso
in altre zone di montagna maggiormente innevate.
Oggi l'effetto "serra" ha
fatto innalzare la temperatura in tutto il pianeta e di conseguenza, dalle
nostre parti, la neve è diventata più rara, ma, non per questo più preziosa, poichè
ormai non se ne fa più l'uso che se ne faceva una volta.
Prima veniva impiegata a scopo
terapeutico, per uso esterno come decongestionante, nelle contusioni o nei casi
di ipertermia elevata, e, per uso orale come antiemorragico dell'apparato e
come antiemitico (è lo stesso uso che si fa del ghiaccio). I gelatai, invece,
usavano la neve per mantecare i gelati e per le "stufe" fredde,, per
granulare le granite, per tenere fresche le bevande nella stagione calda.
Le neviere e le nevicate storiche
Anticamente, la neve raccolta veniva
conservata nelle neviere: o a strati alternati con paglia, oppure, pigiata dai nivari per ridurne il volume, sotto
forma di ghiaccio. Si racconta che una volta durante la pigiatura, in una
neviera dello Scavo a Palazzolo,
morirono annegati quattro nivari, a
causa di una bolla d'acqua, apertasi improvvisamente sotto la crosta di
ghiaccio.
Le "conserve di neve"
(così chiama le neviere G. Iudica) erano così diffuse, che nel periodo feudale,
assieme ai mulini, ai frantoi, ai forni, ecc., "anche la neviera era
privativa del barone (A. Italia, La
Sicilia feudale, 1940, p.331).
L'altipiano ibleo presenta numerosi
esemplari di queste rudimentali costruzioni, incassate per buona parte nella
roccia e con volta ad arco affiorante; in particolare si trovano ubicate sui
pianori di Buccheri, di Buscemi, di Palazzolo (nell'area archeologica dello Scavo,
alla Madonna delle Grazie, dentro l'abitato).
Diamo ora uno sguardo ad alcune note
, registrate puntigliosamente dal cappuccino Padre Giacinto M. Farina nella sua
"Selva ", dove, come al solito, "si
trova ciò che si cerca in ordine alla
sua patria" e quindi, anche notizie su nevicate
straordinariamente abbondanti, storiche!
Anno 1643- "In quest'anno nevigò a 13 Aprile, e si raccolse neve, che durò
tutta l'està..." . Si suppone, dunque, una eccezionale tenuta delle
neviere, visto che la neve "durò
tutta l'està".
Anno 1788- "Neve grande: In quest'anno fu la Neve Grande, ma non la
Grandissima che fu ai tempi nostri cioè nel 1859".
Anno 1859- "Neve grandissima: ...Ella si innalzò
tant'alto che in alcuni punti fu 10, 12, e 16 palmi... Chi può dire quanti
danni! Quanti morti alla via di Buccheri e di Buscemi. Anco in Palazzolo ne
morì qualcuno...".
I nivari
Di seguito riportiamo ancora alcuni
stralci di verbali del Consiglio comunale di Palazzolo Acreide, a cavallo tra i
due secoli, riguardanti i rapporti contrattuali tra l'Amministrazione e i nivari, per la vendita della neve. Si
trattava di un servizio di pubblica utilità a tutti gli effetti:
30 luglio 1892- "Il Consiglio sull'analoga proposta della
presidenza all'unanimità delibera ad erogare... sino alla cifra di l.50, come
compenso da accordarsi a chi si obbliga a mantenere provvista la piazza di
neve, per tutto quel tempo che la Giunta reputerà necessario di stabilire per i
bisogni della popolazione".
30 luglio 1894- "La presidenza riferisce che a rendere obbligatorio il servizio
della neve, il sorbettiere Console Sebastiano ha appunto l'obbligo di tenere
sempre provvista di neve la bottega e di venderla al prezzo di cent.15 il
chilo."
11 aprile 1906- "La fornitura della neve sarà concessa a trattativa privata al
miglior offerente. La neve dovrà essere dell'Etna e di buona qualità e dovrà
vendersi al prezzo di cent.mi 20 il chilogrammo. La bottega per la rivendita
dovrà stare aperta a disposizione del pubblico tutti i giorni dalle ore 7 alle
ore 23."
Poi, con l'avvento delle fabbriche
per la produzione del ghiaccio, non sussiste più la necessità di utilizzare la
neve come refrigerante. Turi Badda, con
il suo carretto, si incarica di trasportare il ghiaccio da Siracusa e di
distribuirlo ai vari caffettieri di Palazzolo.
Ma, a partire dal 1940 i primi bar
si attrezzano di banconi frigoriferi, e allora diminuisce la richiesta di
ghiaccio industriale; intanto, i f.lli Nigro (i Gionfridddi), diventati autotrasportatori subentrano a Turi Badda.
I banconi-bar producono il ghiaccio
essi stessi e quello siracusano viene ormai utilizzato, come rinforzo, solo nel
periodo estivo, soprattutto dai bar in occasione delle feste di S. Paolo e di S.
Sebastiano. Di giorno, quando sono aperti i bar, è facile procurarsi il
ghiaccio, specie quando serve per malattia; di notte, invece, non c'era alcuna
possibilità.
Il Comune di Palazzolo, allora, nel
1952 autorizza il signor Gaetano Zappulla ad aprire uno spaccio comunale, in
piazza S. Michele, per la vendita del ghiaccio, con una reperibilità di 24 ore
su 24. Poi il boom degli anni '60,
oltre alla televisione, portò il frigo in quasi tutte le case e il ghiaccio
divenne anch'esso un bene di consumo. Lo spaccio comunale chiuse in quegli anni
e le fabbriche di ghiaccio pure.
Oggi sono rimaste solamente le neviere,
antichi monumenti di campagna, in ricordo di un passato che può sembrare
remotissimo ma che è, invece, scomparso appena mezzo secolo fa.
CAMMINO, settimanale di informazione e di
opinione, 15.3.1992
1 commento:
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