Via Margherita (da piazza G. Marconi a
via Maniscalchi)
L'uomo
della strada, quando si trova a leggere questo nome nella toponomastica
palazzolese per prima cosa pensa alla pizza margherita, poi pensa al
comunissimo fiore di campo e infine magari arriva a pensare a Margherita,
moglie di Umberto I re d'Italia, quindi Margherita di Savoia prima regina
d'Italia. Sarebbe bastato scrivere via "Regina Margherita" e non
sarebbe sorto nessun dubbio (vedi via Elena: idem).
Margherita
era nata a Torino il 20 novembre 1851. Era figlia del Duca di Genova
Ferdinando, fratello di Vittorio Emanuele, tutti e due figli di Carlo Alberto.
L’educazione di Margherita fu arricchita da studi approfonditi e da una
inconsueta curiosità intellettuale.
Il matrimonio con il cugino di primo
grado, il principe ereditario Umberto di Savoia fu celebrato il 20 aprile del
1868. A quella data il futuro Umberto I aveva già una relazione con la duchessa
Eugenia Litta Visconti, destinata a durare tutta la vita.
Il menage coniugale tra i due cugini
non fu dei migliori. Molte volte Margherita passava le notti insonni e in
bianco in attesa del marito in visita all'amante e più volte fu tentata di lasciarlo per tornarsene dalla madre. Alla
fine Margherita accettò questa realtà adattandosi al ruolo di principessa prima
e di regina dopo, abdicando obtorto collo al ruolo di moglie.
Ciò malgrado il 28 giugno 1869 fu dato
l'annuncio della sua prima e unica gravidanza.
A Napoli, dove la coppia si era
stabilita per opportunità politica e diplomatica, nella residenza di
Capodimonte l’11 novembre 1869, Margherita dette alla luce un maschio: Vittorio
Emanuele Ferdinando Maria Gennaro, il futuro Vittorio Emanuele III.
I due coniugi ebbero ognuno la propria
vita ma in occasione di importanti decisioni o di delicati passaggi politici
erano capaci di intavolare una strettissima collaborazione per
salvaguardare il potere e accrescere il
prestigio della monarchia. Margherita, di più, era in grado di influenzare
fortemente le decisioni del marito, dotata com'era di un forte intuito
politico. Più del marito fu lei che ebbe un forte legame con la città di
Napoli, dove riuscì a riscuotere da subito un vero successo personale.
Aveva la capacità di fare e dire le
cose più appropriate per suscitare l’entusiasmo popolare e di influire sugli usi e i costumi degli
italiani. Proprio da Napoli, fra l'altro, incominciò a diventare di moda il
"margheritismo" che negli anni '80 diventerà un cult: ogni suo gusto
diventa una moda, dai vestiti ai cappellini, alle scarpe, alle collane, dalle
riviste alle sue torte, tutto parlava della regina.
I napoletani nel 1889 le dedicarono
addirittura la pizza che aveva come condimenti pomodoro, mozzarella e basilico
(i tre colori della bandiera italiana), chiamandola pizza
"Margherita". Ma la Regina non solo lasciò un'importante impronta
nello stile di vita degli italiani ma fu anche esempio e punto di riferimento
per il suo interesse verso le questioni sociali.
A Roma, dove i due coniugi si
stabilirono dopo qualche mese dalla breccia di Porta Pia, Margherita si assunse
il gravoso compito di conciliare il successo della monarchia con il rispetto
del pontefice.
Appena saliti al trono, il 9 gennaio
1878, i reali intrapresero l’ennesimo
viaggio, a partire dall’alta Italia, e in quella occasione la regina con il suo
fascino e con il suo raffinato stile ottenne un grande successo personale
a tutti i livelli. Non mancava mai di
apprezzare pubblicamente tradizioni e cultura del luogo, così accattivandosi,
più del consorte, simpatie e devozione.
A Roma Margherita divenne fulcro di
un’intensa vita mondana. Faceva politica e cultura partecipando attivamente
alle feste d'alta società che teneva al Quirinale, residenza reale. Sapeva
intrattenere impeccabili rapporti con tutti, seppe costruire una rete di
relazioni con l'alta aristocrazia, con i letterati, i musicisti, i principi
stranieri, con gli alti funzionari di corte. Ebbe, quindi, amore per l'arte, la
letteratura, l'archeologia, la musica; promosse iniziative di beneficenza che
le valsero attestati di stima anche a livello internazionale.
Poi ci furono i viaggi nella grandi
corti d'Europa, quando dopo Sedan i due regnanti sabaudi ebbero il grande
feeling sia con i Prussiani sia con gli Imperiali di Vienna. E tra quelle
feste, pranzi e balli, teatri, fu così che nacque il 20 maggio 1882 la famosa
Triplice Alleanza. Anche in quella occasione, insieme al consorte re, Margherita riuscirà a gestire con grande
capacità il suo rango e a mediare con fine arte diplomatica.
Il 29 luglio del 1900 la Società
ginnica monzese “Forti e liberi” invita il Re alla premiazione di una
manifestazione sportiva che si tiene a poca distanza dalla Villa Reale.
Alle 22.30, mentre Umberto I sale in
carrozza e saluta la folla, l’anarchico Gaetano Bresci spara al sovrano quattro
colpi di pistola, ferendolo a morte.
Margherita, fu "Regina" e
magnanima sempre, fino all'ultimo. In quella tragica occasione, fu capace di
concedere alla Litta Visconti, il permesso di salutare la salma del Re; marito
suo, ma amante dell'altra.
Scrisse di getto anche una preghiera in
memoria di Umberto I con il titolo "Devozione", articolata in «cinque
misteri dolorosi». L’orazione consegnava agli Italiani il dolore della sovrana
più che della donna, la dimensione politica più che quella intima
dell’omicidio.
Dopo l'assassinio di Umberto I
Margherita fu insignita del titolo di regina madre e condusse vita ritirata,
non rinunciando però alle consuete incombenze indirizzate a dare sollievo e
conforto ai bisognosi e ai malati.
Margherita morì a Bordighera il 4
gennaio 1926. Riposa al Pantheon di Roma.
Iblon giornale online, 24 maggio 2013
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