La sanguisuga o mignatta (mignatta! non mignotta… questa è un’altra specie: nei
registri delle parrocchie i bambini figli di "madre ignota", venivano
registrati con la forma abbreviata “m. ignota”; da qui fu facile, creare un
neologismo con un’accezione completamente diversa) è un verme abitatore di stagni
e fiumi.
P. Farina, annota: "Nella
nostra fiumara o Anapo, vi sono moltissime Mignatte... ma siccome non si
comprano, perciò non si stimano. Noi le usammo con ottima riuscita".
Il nostro cappuccino parla con cognizione di causa: è risaputo che nei conventi
c’era la consuetudine di salassarsi almeno un paio di volte l’anno.
La
sanguisuga presenta all’estremità cefalica una ventosa nel centro della quale
si apre la bocca provvista di formazioni chitinose dentate. Sono queste le
mascelle che incidono la pelle dell’animale o dell’uomo da cui verrà succhiato
il sangue. Il sangue cavato, mantenuto fluido da una sostanza anticoagulante
secreta dalla stessa mignatta, viene immagazzinato nell’intestino provvisto di
appendici a forma di sacchi. Quando è piena satolla, si stacca e cade da sola.
È questo il momento per scaricarla, mungendola, oppure immergendola in un
piatto con un po’ di vino.
Le
sanguisughe entravano in azione quando il salasso con la lancetta non era
possibile. Ad esempio, uno dei casi in cui non si poteva salassare con la lancetta
era in presenza di emorroidi.
Gianfilippo
Ingrassia, il “Galeno” siciliano, nel 1575 consigliava: “Per le emorroidi si potrà ottenere il sangue provocandolo con
sanguisughe sopra quelle, o fricandole con foglie di fico”. Di solito
venivano applicate da barbieri-flebotomi che li tenevano in proprio, in seguito
furono le farmacie a darle in affitto e applicate sempre dai barbieri o da chi
era in grado di praticare la bassa chirurgia: “la moglie del barbiere (le applica) alle donne, specialmente se nelle parti basse, nel davanti o nel
didietro” (Pitrè, 1896).
La
medicina ufficiale utilizzava le mignatte soprattutto a scopo diagnostico, una
sorta di cartina di tornasole. Venivano, ad esempio, applicate ad un arto
gravemente ferito con una forte infezione: se rifiutavano di nutrirsi del
sangue dell’arto significava che lo stesso era in cancrena e quindi bisognava
amputare. Oppure erano usate come delle vere e proprie cavie. Si applicavano al
paziente e si aspettava che si saziassero. Se quando si staccavano, morivano,
la stessa fine l'avrebbe fatto anche l’ammalato: malattia maligna e sangue più
maligno ancora.
La
medicina popolare, poiché il sangue a diritto o a torto era considerato come
causa prima di tante malattie, invece le utilizzava per “curare” tutte quelle
patologie che in certo qual modo avevano attinenza col sangue, ma anche per
altre affezioni. Figurarsi che se ne faceva uso per espellere i cattivi umori,
nelle paure, nelle fobie, nei dispiaceri, ecc. Sullo sfondo è chiaro che c’era
un effetto placebo, che magari dava l’illusione psicologia della guarigione
mentale o fisica che fosse. L’efficacia comprovata di questo tipo di salasso
era in ogni caso per i pazienti affetti di ipertensione arteriosa. Per il resto
…
Le
mignatte venivano applicate sulle spalle o sul petto nei casi di bronchite e di
polmonite, anche in pazienti neonati; nelle affezioni pleurali, nelle coliche
nefritiche, nella gravidanza ecc., Alla
puerpera con febbre le si attaccava una sanguisuga nella pancia. Alla stessa
quando aveva il latte troppo denso la si applicava sul seno. Ai bambini affetti
da difterite, u ruppu, si attaccavano
direttamente alla gola, e però una volta sazie si dovevano eliminare poiché
avvelenate da sangue infetto.
La
mignatta, ancora, veniva applicata: ai malati di gotta nella zona più
compromessa; veniva messa dietro le orecchie, una o più di una a seconda della
stazza del paziente, a chi era stato colpito da apoplessia, da colpo di sole,
da meningite, da tifo. In questi due ultimi casi appena si staccavano, si
tagliavano in due e si buttavano via poiché se riutilizzate potevano infettare
pazienti sani.
Si
utilizzava nei casi di ictus, di
paralisi, per il cuore affetto da problemi cardiocircolatori o sentimentali,
per il mal di denti, per il mal di testa.
A chiddi tiempi, per tradizione, i giorni di salasso canonici erano il
14 febbraio giorno di san Valentino e il 24 giugno festa di san Giovanni e
solstizio d'estate.
A
questi tempi, s'è persa la tradizione e il salasso è praticato in qualsiasi
giorno o mese dell'anno. Le
sanguisughe sono rimaste sempre dei vermi che però hanno abbandonato i fiumi e
abitano solo in alcune paludi colme soltanto di m...elma. Si accaniscono
soprattutto a succhiare il sangue agli emaciati, agli esangui, che sangue non
ne hanno più, e si lasciano scappare i rubicondi e i satolli. Chissà
perchè.
Iblon, giornale online, luglio 2013
1 commento:
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