San Sebastiano è uno dei
santi più celebrati in Sicilia. Sono tantissime le chiese a Lui dedicate e
tantissime le feste che si svolgono in suo onore il 20 gennaio e/o in un'altra
data convenzionale.
E' patrono, compatrono o protettore di molti comuni dell'isola come Palermo, Acireale, Siracusa, Melilli, Palazzolo, Avola, Barcellona P. di G., Mistretta, Cerami, ecc. San Sebastiano è il taumaturgo contro la peste e le epidemie e protegge i muti, gli arcieri, i tappezzieri, gli artigiani di metalli, i giardinieri, i pompieri, i vigili urbani.
In provincia di Siracusa la devozione verso San
Sebastiano aumentò notevolmente a partire dal 1414, anno in cui, presso
l'antico porto di Trogilo, vicino a Melilli, avvenne il miracolo della cassa
con il simulacro del Santo. Rimasta intatta, dopo il naufragio della nave
inglese che la trasportava, furono in molti a tentare di recuperarla, ma fu
tutto inutile: la cassa, appena la si toccava, diventava pesantissima, sembrava
piantata sugli scogli. Solo i melillesi, miracolosamente, riuscirono a
sollevarla e a portarla in paese. Da allora Melilli, con la sua "Basilica
di San Sebastiano", diventò un importante punto di riferimento per tutti i
devoti sansebastianesi.
Anche a Palazzolo, il culto per San Sebastiano,
protettore della città, è assai vivo e sentito, e, assieme a Melilli, questo
centro condivide il primato di una profonda e secolare devozione. In queste due
città del Siracusano la festa in onore del martire si svolge con modalità
diverse e in date differenti: il 4 maggio a Melilli, il 10 agosto a Palazzolo.
La festa che si celebra a Melilli è prevalentemente
incentrata sul "viaggio" dei nuri: sono i devoti di San
Sebastiano che, per promessa, a piedi e scalzi, col capo coperto, con pantaloni
e camicia bianca e con una fascia rossa a tracolla e ai fianchi, fin dal primo
mattino al grido di "Prima Diu e Sammastianu", si recano dai
paesi vicini al santuario del martire per offrirgli il rituale mazzetto di
fiori ma, soprattutto, la loro personale sofferenza.
A Palazzolo la festa è molto più articolata e
complessa: ai momenti liturgici e devozionali si aggiungono e si alternano
momenti di spettacolarità, di folklore, di cultura. Il "Comitato dei
Festeggiamenti" invita poi ogni anno i devoti e i nuri di San
Sebastiano dei vari centri dell'isola a presenziare alla processione in onore
del santo. Lo stesso Comitato invita pure, per il 10 agosto, le autorità laiche
e religiose di quei Comuni dove è più sentito il culto per il Santo difensore
della chiesa.
La cerimonia
del gemellaggio
Quest'anno sono stati ospiti graditissimi della
comunità palazzolese il rettore della Basilica di San Sebastiano di Acireale,
il sindaco dott. Antonino Nicotra e le autorità comunali accompagnati da una
rappresentanza della Polizia Municipale e dal gonfalone della città ionica.
Dopo lo scambio di doni delle rispettive delegazioni municipali avvenuto nella
mattinata, nel pomeriggio, durante la messa delle 19,00 celebrata da don Carlo
Chiarenza, sono state firmate dai due parroci delle comunità e dal sindaco di
Acireale e dal vicesindaco di Palazzolo delle pergamene, in ricordo di questo
solenne vincolo di amicizia che, in nome di San Sebastiano, unisce due città
dalle comuni origini greche.
Subito dopo la messa è arrivato il Reliquiario
proveniente da Acireale accompagnato da una folla di nuri, confraternite
e pellegrini giunti anche da Malta. Le Reliquie e il simulacro di San
Sebastiano, insieme, hanno processionato fino a notte fonda per le vie
principali di Palazzolo accompagnati da migliaia di fedeli, dalle bande, dalle
Candelore di Acireale. Le stesse Candelore, il giorno prima all'imbrunire,
precedute dagli stendardi e al suono di quattro bande e del "Gruppo
Cornamuse di Malta", avevano partecipato al tradizionale "Giro di
gala".
Lo scorso anno, è bene ricordarlo, in occasione del
Giubileo, Palazzolo ebbe l'onore e la gioia di accogliere ben 21 reliquie
provenienti da varie città della Sicilia, tra cui anche le reliquie di San
Sebastiano di Acireale. In quella occasione, come in questa, i devoti di Acireale si sono fatti
notare per loro nutrita presenza e di questa attenzione il Comitato gli serba
gratitudine.
La festa ad
Acireale
Diversa da quella di Palazzolo è la festa di Acireale,
città in cui il culto per il santo risale al 1577 quando Sammastianuzzu la
liberò da una terribile epidemia di peste. San Sebastiano ad Acireale viene
festeggiato il 20 gennaio. Alle ore 7,00 si apre la cappella dove il Santo è
custodito (svelata). Dopo il "pontificale", il simulacro viene
trasferito sul settecentesco fercolo d'argento e alle ore 11,00 il
"Santo", al grido di "Viva Sammastianu" e sotto una
pioggia di volantini e di bombe, esce sulla vara correndo (nisciuta),
tirato e spinto dai devoti scalzi e vestiti dell'abito devozionale. Dopo una
veloce e perfetta virata al centro della piazza, inizia il giro per le strade
della città con la banda, le donne scalze per grazia ricevuta e migliaia di
fedeli. I portatori, ognuno sempre allo stesso posto sotto le baiarde,
sono guidati dai manichieri che hanno la responsabilità di governare la
rotta della "macchina" la quale si muove su quattro ruote di ferro.
Il Santo, poi, in alcuni punti della città, si mette a
correre, ciò avviene sotto l'arcu ro viscuvu, nella nisciuta re
cappuccini e presso la cchianata ri San Biaggiu. Ad Acireale, per
questa peculiarità del correre, tra l'altro comune ad altri centri isolani, San
Sebastiano viene chiamato u Santu i cursa. La corsa è proprio una
caratteristica del Santo frecciato e dei suoi nuri e l'iterazione di
questo rituale vuole significare la forza e la giovinezza del santo guerriero,
ma anche la fuga dalla peste.
Durante il giro i bambini più piccoli vengono
sollevati al Santo e, mentre il fercolo si carica di quintali di "cira",
il quartiere dove transita gli offre soldi e fuochi d'artificio. Alle ore 16,30
c'è la sosta presso la vecchia stazione ferroviaria. Qui il Santo viene accolto
dalla maschittaria e da un
lunghissimo fischio del treno per ricordare la grazia del ritorno a casa che,
in occasione della 1a guerra mondiale, San Sebastiano concesse a molti giovani
acesi. Verso l'una di notte, il Santo rientra (trasuta) sotto
l'esplosione dei jochi ri focu che illuminano a giorno il monumentale
prospetto della secentesca Basilica.
Il giorno dell'ottava, la sera, il Santo invocato al
grido di "Cu vera firi",
"Chiamamulu cu tuttu lu cori",
viene fatto scivolare fin davanti la porta della chiesa (affacciata) e dopo essere stato salutato
per l'ultima volta da tutti i devoti viene riposto nell'altare della sua
cappella.
La festa a
Palazzolo
La festa di San Sebastiano a Palazzolo ogni anno
richiama una grande moltitudine di devoti, di gente e di turisti proveniente da
qualsiasi posto, attratti dalla spettacolarità della festa e dai secolari riti
devozionali. Quest'anno nei giorni 9 e 10 agosto a Palazzolo è stata calcolata
la presenza di circa cinquantamila persone. Il giorno della festa alle 8,00 del
mattino, accompagnato dalle bande musicali, parte il carro per la raccolta
delle cuddure istoriate con
palmette o frecce. Alle ore 10,30, dopo la benedizione, vengono
distribuiti a tutti i fedeli il pane votivo e l'alloro.
Alle ore 13,00, dopo la messa con il panegirico, la Sciuta. La
spettacolarità della Sciuta è data dall'incomparabile scenografia
d'insieme che viene a crearsi nel momento in cui il Santo portato a spalla nuda
dai devotissimi, compare sul sagrato e incomincia a scendere l'interminabile
scalinata ottocentesca. E' uno spettacolo di ineguagliabile suggestione! Una
folla incontenibile sulla piazza, tra ammutolita e osannante, assiste alla
lenta discesa del simulacro di San Sebastiano. I 'nzareddi, striscioline
arrotolate di carta colorata lunghe circa due metri, sistemati sui tre ordini
della facciata barocca e sventagliati dalle midiciali bocche infuocate degli
obici, vanno ad ammantare il fercolo, i portatori, la scalinata, la piazza. Il
Santo scompare, ricompare, compare di nuovo e continua la sua danza sacra sulle
carni doloranti dei portatori, in un turbinio di colori, di suoni, di luci
simili a stelle cadenti. I due fercoli, quello delle Reliquie davanti, quello
del Santo dietro, tra maschittiate, casse infernali e musiche di bande,
a stento riescono a farsi largo tra la folla che al passaggio si segna
devotamente, mentre decine di bambini nudi e piangenti, issati verso il cielo,
vengono offerti al Santo e messi sotto la sua protezione. Poi, piano piano,
seguiti dai fedeli e da centinaia di devote che a piedi nudi sul basolato
rovente sciolgono il voto del viagghiu scausu, le vare iniziano la processione imboccando la via San Sebastiano.
Altro momento di grande spettacolarità è quello della
"Catena umana" della ripidissima salita Fiumegrande. Prima sale la vara delle reliquie. Dopo quella del
santo. Inizia a salire la scalinata, lentamente, lentamente, poi,
all'improvviso, superate le scale, la vara
è come se si impennasse, si mette a correre in salita, sembra scivolare su
un binario immaginario: centinaia di braccia, di mani, in un unico afflato, una
dopo l'altra si cercano, si trovano, formano repentinamente due lunghissime
file che si innestano ai portatori: la pesante vara, allora, a partire da questo istante viene portata e tirata
nello stesso tempo con sforzi indicibili, guai a fermarsi. E' una vera e
propria "catena umana", una catena di fede e di devozione al santo.
La sera di nuovo processione e nuovo bagno di folla
per le strade e le piazze di tutta la città.
Ma la festa dura ancora altri sette giorni, tutti
intensi di manifestazioni e di iniziative culturali: mostre, teatro,
rappresentazioni sacre, video proiezioni, dia proiezioni, conferenze, ecc.
A chiusura, il 17 agosto, dopo una nuova processione
serale con il simulacro portato a spalla sulla vara chê cianciani, il
"Santo" viene riposto nella sua "cameretta" e
"velato" in attesa della nuova svelata del 19 gennaio, vigilia della
festa invernale.
PROSPETTIVE, settimanale regionale di attualità, 9
settembre 2001
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