Ronco
Toselli (a dx di via Ariosto)
Di Pietro Toselli, eroe della campagna
italiana in Eritrea del 1895, rimane una vasta
toponomastica in tante città del nostro Paese. Anche Palazzolo gli ha opportunamente
dedicata una strada: ronco Toselli.
Ma Toselli chi? il compositore musicale Enrico? l'attore
drammatico Giovanni? il maggiore di fanteria Pietro? Avendo come indizio solo
il cognome, e non esistendo in loco uno schedario toponomastico, senza nessuna
esitazione si è optato per quest'ultimo: Pietro.
Le sue gesta, il suo coraggio, la storia , inducono a
scartare gli altri due.
Pietro Toselli nato a Peveragno (CN) nel 1856, si arruola
nell'esercito fino a raggiungere il grado di maggiore. Con questo grado, durante
il conflitto italo-etiopico, torna in Eritrea nel 1895, dove era già stato dal
1888 al 1890, e questa volta a difesa della postazione italiana sull'altipiano
dell'Amba Alagi.
All'Amba Alagi
Con il trattato di Uccialli del 1889, dopo l'occupazione italiana di Massaua del 1885,
era stata stabilita una forma di reciproca collaborazione con il negus Menelik
II, due anni prima favorito dall'Italia nell'ascesa al trono.
Nel dicembre 1894 uno dei capi abissini improvvisamente si
ribellò proclamandosi Ras indipendente della propria provincia, rompendo così unilateralmente il trattato.
Il Governatore della Colonia Eritrea, il generale Baratieri
diede allora ordine al maggiore Pietro Toselli di marciare contro il ribelle
che fu rapidamente sconfitto grazie alla tempestività e alla perizia del
comandante il battaglione.
Il 13 ottobre il Governatore Baratieri inviò il generale
Giuseppe Arimondi con tre battaglioni indigeni ed una batteria di italiani
sull'Amba Alagi. In tal modo l'altipiano fu interamente presidiato dai nostri.
Qualche tempo dopo anche il Negus Menelik II si mise sul
piede di guerra e approntò una forza di uomini smisurata per marciare contro la
colonia italiana.
Ai primi di novembre del 1895 l'esercito abissino, forte di
100.000 uomini, si trovava diviso in due tronconi: uno a nord del Lago
Ascianghi al comando del Ras Mekonnen (30.000 uomini) e uno a sud al comando
dello stesso Menelik II (70.000 uomini).
Il 16 novembre il generale Arimondi inviò sull'Amba Alagi il
III Battaglione Indigeni, guidato dal maggiore Pietro Toselli forte di 4
cannoni e 2350 fucili. Le forze della colonna italiana, anch'esse frazionate in
due nuclei principali, erano però enormemente inferiori.
Il 1º dicembre Toselli chiese rinforzi ad Arimondi, essendo
nella posizione più avanzata e dovendo, quindi, affrontare per primo il nemico.
Arimondi, tuttavia, non gli inviò soccorso per ordine di Baratieri, che
riteneva più opportuno una permanenza delle forze nei pressi di Macallè.
Toselli non ricevette il messaggio di avviso ed aspettò
invano il soccorso che sarebbe dovuto arrivare il 6 dicembre. La sera del 6,
ciò malgrado, dispose le sue truppe a difesa dell'Amba Alagi in previsione di
un attacco nemico per l'indomani.
Le truppe nemiche
difatti attaccarono nella mattinata del 7 come previsto da Toselli, il quale,
nell'impossibilità di mantenere un fronte molto esteso, a causa dell'enorme
inferiorità numerica, ordinò alla sua compagnia di ritirarsi a ridosso
dell'Amba Alagi, aspettando ancora l'arrivo del generale Arimondi.
Alle ore 12,40, perduta ogni speranza di ricevere
soccorsi e assalito dal nemico, Toselli con i suoi uomini oppose all'esercito
abissino una resistenza disumana e alla fine, vista ormai insostenibile la
difesa, ordinò la ritirata.
Egli stesso in quella giornata cadde presso la
chiesa di Bet Miriam. Con lui in quella strenua resistenza caddero diciotto
ufficiali e poco meno di 2.000 soldati.
Pietro Toselli per il suo estremo atto eroico fu insignito
della medaglia d'oro al valor militare, con la seguente motivazione: "Trovandosi con soli 1880 uomini di
fronte a 20 o 25 mila nemici, dopo avere alteramente respinto l'intimazione di
lasciare il passo al comandante scioano, combatté strenuamente per ben sei ore
e coll'eroico sacrificio della propria vita e di quasi tutto il suo
distaccamento, cagionò al nemico perdite enormi che contribuirono efficacemente
a ritardare l'avanzata".
Il comune natale gli ha
dedicato un monumento, un museo, una strada.
Iblon, giornale online, dicembre
2013
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