«Tre cose sottili sono il maggior sostegno del mondo: il sottil rivolo di latte dalla mammella della mucca dentro il secchio; la foglia sottile del frumento ancora verde sulla terra; il filo sottile sulla mano di una donna industriosa. Tre rumori di prosperità: il muggito di una mucca gonfia di latte; il tintinnio del ferro di una fucina; il fruscio di un aratro.» (The Trials of Ireland, secolo IX)

'A sènia, arcaico monumento di campagna

   Cci rissi 'u sceccu ô mulu: "Caru miu siemu nati pi dari 'u culu" .    


Nella novella di Pirandello "Il  vitalizio" si legge del dramma del vecchio Maràbito, sopraffatto dagli anni e dalle fatiche, costretto a lasciare podere, casa, animali e tutto il resto ai nuovi padroni: "...Conosceva gli alberi uno per uno; li aveva allevati come sue creature: lui piantati, lui rimondati, lui innestati... Pena per il podere e pena anche per le bestie... e Riro il giovenco biondo come l'oro che tirava da sè senza benda e senza guida l'acqua dal pozzo, piano piano, com'egli l'aveva ammaestrato. La nòria a ogni giro della bestia dava un fischio lamentoso. Egli, da lontano, contava quei fischi; sapeva quanti giri ci volevano a riempire i vivai, e si regolava. Ora, addio Riro! E il fischio della nòria da quel giorno in poi, non l'avrebbe più udito..."

Il "fischio" della nòria, lo stridore, non lo udiamo più nessuno, a partire dall'inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso. Con l'avvento dell'elettricità, dei pozzi trivellati, delle pompe elettriche sommerse che aspirano l'acqua spingendola verso l'alto, questi marchingegni sono diventati obsoleti "monumenti di campagna", dove ancora esistono; la maggior parte, stoltamente, sono stati smantellati e venduti ai ferrivecchi di passaggio. Eppure rappresentano un patrimonio culturale che andrebbe tutelato.  

La nòria o bindolo, 'a sènia, è di  origine araba. Veniva utilizzata per sollevare l'acqua destinata all'irrigazione, dai pozzi e in tutti i casi in cui l'acqua non arrivava per caduta. Funzionava a forza animale e all'occasione, in assenza di animali, poteva essere azionata anche dall'uomo, e non quello delle favole come Pinocchio nell'orto del contadino Giangio, ma quello vero in carne ed ossa.

Per l'uso domestico, invece, l'acqua  si prelevava dal pozzo o dalla cisterna col secchio tirato da una corda 'n-putiri o meglio con l'ausilio di una cigolante carrucola.                                   



Tutto il marchingegno per il sollevamento si piazzava sopra il pozzo.

Il meccanismo era costituito da due ruote dentate collegate tra di loro. Alla ruota di centro sistemata orizzontalmente era connessa la sdanga di legno alla quale si legava l'asino o il mulo o anche un giovenco, come abbiamo visto sopra.

La bestia, bendata, girando attorno al pozzo muoveva la ruota di centro che trasmetteva il movimento alla ruota verticale e ad un tamburo che trascinava un sistema a catena. Su di esso erano distribuiti dei secchielli di lamiera zincata, i sicchitieddi ri senia, che attingevano l'acqua dal fondo del pozzo uno dopo l'altro e quando arrivavano in alto  la riversavano all'interno del tamburo che a sua volta la convogliava in una condotta. Attraverso questa l'acqua giungeva nella vicina ggebbia (vasca) costruita con conci di tufo.   

L'area dove c'era il pozzo si chiamava sènia essa stessa, o ggebbia o anche pozzo. Era un punto di riferimento, per la frescura dell'acqua, per l'ombra degli alberi che in quel punto erano meno radi, per dissetarsi. Ci andavano i ragazzi a bagnarsi a insaputa o meno del contadino, si sentivano i cantilleni dello stesso in attesa che la vasca di raccolta fosse pronta per irrigare, si raccoglievano le verdure selvatiche che nei prati attorno abbondavano. 

E l'asinello girava e girava senza sosta, sfinito, d'estate tormentato da mosche e tafani scacciati invano con la coda o con il fremere della pelle.

In Sicilia per ben rappresentare una persona, laboriosa, paziente, mite, resistente alle fatiche si usa ancora dire "è nu sceccu ri senia" come, ad esempio il computista Belluca, protagonista di un'altra novella di Pirandello, "...assorto tutto il giorno nei conti del suo ufficio, senza mai un momento di respiro, come una bestia bendata, aggiogata alla stanga di una nòria ...".

Non per niente, una volta che ne ebbe l'opportunità, 'u sceccu (legato da rapporto di colleganza) cci rissi ô mulu: "Caru miu siemu nati pi dari 'u culu".    

Nella foto: i resti della sènia nell'area dei Santoni di Palazzolo Acreide (diacolor N. Blancato 18.3.1998)

2 commenti:

muscolino giovanni ha detto...

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