«Tre cose sottili sono il maggior sostegno del mondo: il sottil rivolo di latte dalla mammella della mucca dentro il secchio; la foglia sottile del frumento ancora verde sulla terra; il filo sottile sulla mano di una donna industriosa. Tre rumori di prosperità: il muggito di una mucca gonfia di latte; il tintinnio del ferro di una fucina; il fruscio di un aratro.» (The Trials of Ireland, secolo IX)

Seby Leone, artista emergente della cartapesta

 …modellare l’argilla con estrema delicatezza, devi avere una mano di velluto, leggera come una piuma.


L’arte della cartapesta, spesso sottovalutata e considerata come un'arte minore, è servita in passato a realizzare opere artistiche uniche e di grande bellezza, molte delle quali sono giunte in ottimo stato di conservazione sino a noi. In Sicilia statue e gruppi statuari in cartapesta adornano molte delle nostre chiese, altri diventano protagonisti nelle processioni religiose o nelle sacre rappresentazioni. 

 A Scicli, la statua della Madonna delle Milizie, raffigurata nel simulacro come una guerriera a cavallo e con la spada sguainata, sfila per le vie della città durante la festa in suo onore; a Caltanissetta, gruppi in cartapesta sfilano il Giovedì Santo durante la processione delle “Vare”; a Messina, i giganti Mata e Grifone, rappresentati da enormi figure a cavallo alte circa nove metri, processionano in città per la festa dell'Assunta. Per la facile deperibilità del composto, oggi l’uso della cartapesta è limitato a manufatti effimeri come i carri del Carnevale, le statuine del presepe e altre opere che richiedono una limitata persistenza nel tempo.

***

 Maestro d’Arte per vocazione e per passione è il giovane Seby Leone. L’argilla, il gesso, la cartapesta, sono diventati il suo pane quotidiano visto il diploma in Decorazione Plastica, e però non ha nemmeno aspettato di iscriversi all’Istituto d’Arte di Siracusa per plasmare e modellare: ha iniziato da piccolo, fin da quando frequentava la scuola media. La sua seconda casa era ed è il cantiere dove vengono allestiti i carri di Carnevale o qualsiasi ambiente dove si maneggia carta, colore ed altri materiali poveri. I cantieri, per i giovani palazzolesi, oltre ad essere luoghi dove per “passatempo” si apprendono le tecniche elementari della lavorazione della cartapesta e altre abilità per la preparazione dei carri, sono anche luoghi di aggregazione e di condivisione, dove si educa al rispetto reciproco, alla stima dell’altro, alla solidarietà. Sono anche luoghi conviviali suggellati da grasse grigliate di carne e salsiccia quando il lavoro deve andare avanti sino a notte inoltrata (le cosiddette "ore piccole"). 

Finita la media, Seby si iscrive all’Istituto d’Arte, e continua a bazzicare nei cantieri dei carri, dove incontra i Guglielmino (u Scenziatu), i Valvo (don Carmelo) ed altri maestri locali della cartapesta che contribuiscono ad affinargli la manualità e la tecnica. Da lì a poco, il giovane artista è in grado di assumere la leadership del suo già consolidato gruppo e inizia a lavorare in autonomia. I suoi interessi non sono però limitati solo all’allestimento dei carri allegorici, ma spaziano nei vari campi della modellazione e della decorazione plastica: presepi e pastori in cartapesta, statuaria in gesso o in resina, decorazione di ceramiche, esperto in corsi di formazione per la cartapesta e dintorni. Attualmente insegna decoro per ceramica presso l’Anfass di Palazzolo. 

        

Seby, quanti calchi in miniatura hai realizzato finora?

 “Prima di tutto ho creato i calchi dei quattro santi di Palazzolo (vedi Luigi Faraci, la stessa cosa!): san Paolo, san Sebastiano, l’Addolorata, san Michele. Di san Paolo ho due calchi, uno grande e uno piccolo, la statuetta di san Paolo nell’edicola posta sotto la lapide di Giuseppe Fava in piazza Umberto è opera mia. Ho fatto un altro san Paolo in gesso, completo della vara con tutti i particolari, per il nuovo mulino “San Paolo”. Poi ho fatto i calchi e le relative statue di santa Lucia di Mendola, della Madonna del Bosco di Buscemi, di padre Pio.

Durante la cerimonia ufficiale per la consegna della statua di santa Lucia, come autore ricordo che sono stato invitato a parlare in pubblico, e devo confessare che per la mia timidezza mi sono tirato indietro, anzi mi sono vergognato come un ladro! Ho fatto pure un’altra santa Lucia, quella di Siracusa, in cartapesta questa volta, per conto di un devoto siracusano che l’ha voluta regalare al vescovo benemerito mons. Costanzo. Il calco di san Michele riproduce esattamente l’originale, e da questo ricaverò le copie ufficiali che dall’anno prossimo saranno vendute per la festa. Il maggior numero di statue che ho riprodotto riguarda l’effigie di san Paolo.

La cosa più importante è sapere fare bene il calco, mettersi davanti l’immagine dell’originale e modellare l’argilla con estrema delicatezza, devi avere una mano di velluto, leggera come una piuma. Si modella a tutto tondo, senza trascurare nessun particolare per ottenere la massima somiglianza all’originale. Sul positivo finito si applica, proprio come una pelle, del gesso semiliquido (si fa penetrare anche negli spazi più piccoli e irraggiungibili). Quando asciuga il tutto, si stacca il calco dalla creta ed è già pronto per essere usato.

Dentro il calco, composto da due metà perfettamente combacianti, vi si cola gesso o resina. Si lascia asciugare per un po’ e poi si sforma il manufatto, quindi   si passa alla decorazione. La resina è più leggera e più resistente del gesso. Si può fare anche in terracotta ma, ovviamente, ci vuole il forno adatto, sia per cuocere l’argilla e sia per fissare i colori. All’Anfass compriamo i biscotti che rappresentano i vari soggetti già pronti, i ragazzi sotto la mia guida li smaltano e li decorano e quindi li passano al forno per fissare i colori”.    

 

Che tipo di presepe stai preparando quest’anno?

 “Quest’anno mi sono ispirato alle logge che si trovano nella piazza antistante il santuario di san Sebastiano di Melilli. Per problemi di spazio (il presepe è allestito in un basso di via Bando Superiore, e fa anche da laboratorio) mi sono dovuto limitare a realizzarne solo alcune, il resto è un paesaggio di fantasia che bene si armonizza con il contesto del territorio ibleo. La particolarità del mio presepe anche per quest’anno è costituita dai pastori in cartapesta: una ventina di figure alte 30 cm circa realizzate ad hoc. L’anno scorso nel concorso dei presepi artistici tradizionali ho vinto il primo premio ex aequo”.   

 

Cosa rappresenta il carro allegorico che stai preparando per il prossimo Carnevale?

 “Quest’anno il carro allegorico è dedicato ai personaggi illustri vecchi e nuovi dello spettacolo. Prima di passare al lavoro materiale vero e proprio, si lavora all’idea, si abbozza il progetto, si valutano i pro e i contro. E’ molto importante pure la struttura di base e lo studio di una logistica idonea per il montaggio dei piccoli macchinari necessari per animare il carro. Si tratta di movimenti più o meno articolati, che richiedono un lavoro da esperti e una conoscenza nel campo della fisica-meccanica.

Poi si passa alla fase della realizzazione. Il carro che stiamo approntando è assai ricco, ci sono molte teste, ognuna con una sua caricatura. Mentre per quelle piccole magari si utilizza una madreforma e su quella si tirano diverse copie uguali che poi verranno vestite e colorate in modo diverso l’una dall’altra, per le teste grosse, per le facce, il discorso è diverso, devono essere create una per una modellando l’argilla e ricavando il calco. Questa fase, che è quella artistica per eccellenza, è importantissima.

All’interno delle due mezze facce del calco vengono applicate delle striscette di carta di giornale a strati, precedentemente imbevute in un composto di acqua e colla di farina, per il fissaggio. Una volta asciutte, si staccano le due mezze cartapeste, si strutturano con listelli di tavole e fil di ferro grosso all’interno, si incollano e si levigano con carta vetrata, per poi passare al colore a tempera. Io uso l’aerografo ad aria compressa: rispetto alla pistola a spruzzo il getto è nebulizzato e ha un ugello così fine che sembra scrivere con una penna e in ogni caso l’uscita del colore è regolabile. Con l’aerografo si ottiene un colore più uniforme, senza sbavature. Per ultimo si applica un fissatore”.   

Corriere degli Iblei, dicembre 2009


3 commenti:

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