«Tre cose sottili sono il maggior sostegno del mondo: il sottil rivolo di latte dalla mammella della mucca dentro il secchio; la foglia sottile del frumento ancora verde sulla terra; il filo sottile sulla mano di una donna industriosa. Tre rumori di prosperità: il muggito di una mucca gonfia di latte; il tintinnio del ferro di una fucina; il fruscio di un aratro.» (The Trials of Ireland, secolo IX)
Cose arabe
Correva l’anno… 1964. Paolo Tarzan, gli Jivaros e la testa umana rimpicciolita (tsantsa)
Paolo Tinè, del ramo dei “Cazzarelli”, da ragazzo era conosciuto come Paolo Tarzan per la grande abilità di arrampicarsi sugli alberi tale e quale una scimmia, vale a dire come Tarzan, l’uomo scimmia per antonomasia.
Sotto
le finestre sud del plesso scolastico delle elementari di Piazza Biblioteca, di
fronte alla porcilaia dove don Nannino tirava su i suoi maiali a forza di lavatura,
cioè con l’acqua di cottura della pasta della refezione scolastica, una
volta esisteva un gigantesco albero che in altezza superava le finestre del 1°
piano. Su quell’albero, Paolo, tutti i giorni all’uscita da scuola, dava
dimostrazione della sua destrezza arrampicandosi fin sulla cima e, saltando da
un ramo all’altro, emulava le gesta di Tarzan, accompagnate, naturalmente, dal
mitico urlo.