PALAZZOLO ACREIDE - L'idea di questo pezzo mi è nata quando
ho rivisto in piazza, dopo tantissimo tempo, Michele Di Mauro. Il padre
Giuseppe Di Mauro assieme al fratello Emilio, a cavallo degli anni '40-'50 del
secolo scorso, gestiva il cinema estivo "Arena Di Mauro" nell'area
scoperta del lato ovest del Municipio poi edificata e adibita a Biblioteca
comunale.
Un Teatro Comunale mai più rifatto
L'uragano dell'ottobre
del 1872 fece crollare il Teatro comunale Vittorio Emanuele II sito nel Piano della
Guardia. Il Teatro (terminato appena due anni prima) non fu più ricostruito. Sulla
stessa area fu edificata prima la nuova pretura, che nel 1924 diede il nome
alla piazza e poi il nuovo carcere. Entrambi in precedenza erano ubicati in
piazza Umberto I assieme agli uffici del Comune, da cui il vecchio nome di
questa piazza che si chiamava "Piazza degli Uffici".
Nel progetto
originario dell'attuale Palazzo Municipale di Palazzolo (i lavori di
costruzione iniziarono nel 1914 e terminarono nel 1925, anche se non
completamente) era previsto pure il nuovo Teatro comunale nell'area che dà sul
lato ovest (via Monastero). Tale struttura doveva andare a rimpiazzare il
vecchio teatro del "Piano della Guardia".
Difficoltà economiche e progettuali fecero fallire tale proposito e l'area
destinata a teatro coperto rimase incompleta.
Delimitata dai muri
perimetrali e con aleatorie coperture di tavole o a cielo aperto, restò in
quello stato per svariati decenni anche se adibita agli usi più svariati:
spettacoli, cinema all'aperto, mercato, pescheria e anche palestra per la
scuola media.
Per la festa di S. Sebastiano spesse volte ospitava i venditori di angurie.
Cambiata la destinazione d'uso
in "Biblioteca comunale", dalla Regione fu finanziato il progetto. Nei
primi anni '90 ultimati i lavori di costruzione, al piano terra fu realizzata
la Biblioteca e al primo piano l'attuale Aula consiliare. Nel 2008 la
Biblioteca viene trasferita presso la sede di piano Acre e la grande sala
rimane a disposizione del comune che la utilizza per eventi e manifestazioni di
vario genere.
Al migliore offerente
Fin dal 1921, quando
ancora il "Nuovo Teatro Comunale" era in fase di progettazione e
l'intero Palazzo municipale era da completare il Sindaco pro-tempore avv.
Girolamo Ferla vista
la richiesta di Bertone Girolamo di Condursi (SA) e sentita la Giunta, delibera "la cessione in affitto del locale
destinato a Teatro per adibirlo a Civico
equestre per lire 100 al mese".
Nel 1927, il
Podestà, "vista
la domanda di Calafato Salvatore
tendente ad ottenere la cessione del locale all'aperto, di proprietà comunale
sito in questa via Monastero... allo scopo di impiantare un cinematografo per
la durata di mesi tre dalla data della concessione, concede al detto Calafato
il locale".
A seguire si propongono i fratelli Sardo ambedue con il
pallino del cinematografo e proprietari dell'omonimo palazzo in via S.
Sebastiano: "L'anno 1929 il 28 giugno... vista l'istanza della
ditta fratelli Sardo da Palazzolo con la quale viene richiesta la concessione
temporanea del locale all'aperto annesso al palazzo di Città per la durata di
mesi 5 onde adibirlo a cinematografo,... delibera concedere alla ditta fratelli
Sardo il locale all'aperto". I due, completati i lavori di costruzione del
loro palazzo con annesso un cine-teatro a piano terra, nel 1936 intrapresero la
programmazione di spettacoli nel loro locale.
Poi è la volta del signor Tarascio Silvestro da Floridia che
nell'aprile del 1933 dal Podestà
"...per la durata di mesi cinque e per un compenso a stralcio di lire
cinquecento...ottiene la concessione temporanea del locale all'aperto annesso
al palazzo di Città per proiezioni cinematografiche...".
E così via con contratti per lo più a cinque mesi.
Nel 1941 il Podestà
"ritenuto che tale locale da più mesi era chiuso per mancanza di posteggi
sia fissi che temporanei... delibera di concedere al signor Lombardo Salvatore
Sebastiano dal giugno al 15 settembre l'atrio scoperto del Palazzo Municipale".
Il signor Lombardo Salvatore Sebastiano (don Mmastianu Desideriu) rinnova il contratto di anno in anno e di sua iniziativa
predispone una volta in legno. L'arena diventa cinema "Acre". Il
Numero 23 del "SEMAFORO", periodico di notizie politiche diretto da
Rosario Branca datato 19.11.1944, riporta: "La
riapertura del cinema Acre - locale frequentato dalle masse popolari
lavoratrici - è stata appresa con vivo interesse da tutta la cittadinanza e
contribuisce ad allontanare i giovani dalle vie del vizio...".
Il numero 46/47
dello stesso giornale, datato 16.12.1945, scrive: "Il comizio indetto dal Partito d'Azione per l'otto corrente è stato
tenuto nei locali del Cinema Acre, gremito d'intervenuti. Alle ore 10,30
precise, salutato da un'ondata di applausi il sindaco avv. Rosario Branca ha
iniziato l'annunziata esposizione dell'opera da lui svolta come capo
dell'Amministrazione Comunale...".
Cinque anni dopo, in
data 10.6.1946, il Lombardo presenta il progetto per la costruzione di un
cinema-teatro stabile nell'area in oggetto.
Trascorsi tre anni
con un tira e molla tra il Lombardo e l'Amministrazione comunale, nel 1949 la
concessione del locale viene affidata
in fitto temporaneo per cinema estivo al signor Di Mauro Giuseppe in società
con il fratello Emilio, profumiere a Siracusa, e da Cinema Acre il locale
diventa "Arena Di Mauro".
Nel
1951 entra in società il signor Luca Morelli, nel 1952 si unisce il prof. Urbano
Sardo.
Nel 1954 ai Di Mauro
e a Sardo si aggiunge il signor Paolo Amodio, con la clausola da parte
dell'Amministrazione che non appena La Regione avrà concesso i dieci milioni per
il completamento del Palazzo di Città... i contraenti dovranno lasciare il
locale. Il completamento del Palazzo di
Città avverrà nei primi anni '90 cioé quarant'anni dopo!
L' "Arena
Di Mauro"
L'arena "Di Mauro", per noi ragazzini dei primi
anni '50, rappresenta un'epopea irripetibile.
Nel locale si entrava dai portici lato Corso (oggi numero
civico 4a). Si passava per una saletta disadorna costellata solo di cartelloni
cinematografici, e da destra, dopo aver "pizzicato" il biglietto, superata
una fatidica tenda nera, si accedeva direttamente nell'arena. La cabina di
proiezione aveva le spalle rivolte verso i portici di via Carlo Alberto quindi
appena si entrava bisognava subito guadagnare un posto per non interferire con
il raggio di proiezione che arrivava sullo schermo.
Il più delle volte si bypassava questa operazione e si
assisteva al film a sbafo dai portici di via Carlo Alberto. Lì, c'era una
vecchia porta con dei buchi ad hoc a misura d'occhio ad altezze diverse e
disposti su due file. Centravano in pieno lo schermo e si potevano anche
prenotare piazzandosi di persona una
manciata di minuti prima che iniziasse la proiezione.. Quando gli spettatori,
diciamo così ,"esterni", erano troppi, ci si metteva d'accordo per vedere
un solo tempo. Questo sistema, super collaudato, appena qualche anno dopo fu
messo in atto anche per le cabine in legno di Fontane Bianche per la gioia di
tutti.
La biglietteria era
costituita da un finestrino ricavato a destra della porta d'ingresso che dava
sui portici. "Pizzica" biglietti e factotum era Santo Fazzino, alias
"Camillu", alias "Santu
Scupitta", con le sue immancabili scarpe di gomma tipo
"Superga". Don Pippo (Di Mauro) era il più presente e
il più dinamico tra i soci.
Minuto, con una
foltissima capigliatura castana alla "Mascagna", vestiva con
pantaloni alla zuava rimboccati su stivali neri in pelle e una magica giacca di
pelle nera anch'essa. Immancabile la sigaretta in bocca. Era sempre pronto a
partire con la sua Lancia Ardea, nera pure quella, per chissà dove, per
Siracusa, per Catania... al fine di
risolvere un problema burocratico, un problema di mancato arrivo della
pellicola, un problema di autorizzazione, qualunque problema si presentasse.
Catene, tormento... arrivano i "nostri"
Era quello il momento
di Amedo Nazzari, Yvonne Sanson, Milly Vitale... e allora drammi e tragedie a tinchitè. Alcuni titoli per tutti:
Catene, Tormento, I figli di nessuno, La cieca di Sorrento, La sepolta viva...
E giù lacrime e pianti a non finire, i fazzoletti grondavano.
Era quello il
momento dei film di cappa e spada e l'attore Errol Flynn la faceva da padrone:
Le avventure di Don Giovanni, Capitan Blood, La maschera di ferro...
E poi c'era Zorro
con "Il segno di Zorro"...
Ma c'era anche
Tarzan e Piccolo e Cita con Johnny
Weissmuller: Tarzan e i cacciatori bianchi, Tarzan e le schiave...
Soprattutto per noi bambini-ragazzi c'erano i film western con Gary
Cooper: Mezzogiorno di fuoco, Tamburi lontani... o con John Wayne: La grande
conquista, Il massacro di Fort Apache... e così via.
In particolare quando si proiettavano questi film noi bambini-ragazzi
occupavamo la primissima fila di sedie, o la seconda, oppure ci sedevamo a
terra davanti la prima. Ci mettevamo
così vicini allo schermo per "interagire", per dare una mano ai
protagonisti, si parteggiava sempre con i buoni, gli eroi, a morte gli indiani odiatissimi nemici. Il culmine era quando dalla
prateria arrivavano i "nostri" a cavallo e puntualmente uscivano
sempre vittoriosi contro i malcapitati indiani o altri "cattivi" di
turno. Erano, da parte nostra, scene di grande parossismo, al limite
dell'isteria, fino a quando il tutto, ad azione finita, si concludeva con
applausi e urla di gioia.
Don Turiddu Sacchipagghia
(Prolettini) per conto suo, avendo visto e rivisto il film in proiezione per
l'ennesima volta, ricordava a memoria tutte le scene e prima che si accendesse
la luce dell'intervallo, con qualche minuto di anticipo incominciava a far
sentire la sua voce: Caramelle...
caramelle.... Le teneva in una scatola di latta quadrata, foderata con un
sacchetto di stoffa. Le pellicole, di terza proiezione, arrivavano già consunte
e si spezzavano con regolare frequenza. Don Turiddu
intuiva subito che da lì a poco la pellicola si sarebbe rotta e con
perfetta scelta di tempo anticipava: Caramelle...
caramelle... caramelle di carruba... Dopo qualche istante puntualmente si
accendevano le luci per l'interruzione e allora subito a fischiare e ad inveire
contro l'operatore: "firraru...
ferrascecchi... firraru!...". Erano gli improperi più benevoli rivolti al signor Francesco D'Ambrogio,
fabbro ferraio e maniscalco di mestiere. Ed intanto don Turiddu, con tutto quel marasma, imperterrito, continuava: Caramelle... caramelle... ghiacciomenta... Non faceva mai una piega don Turiddu Sacchipagghia.
Nello Blancato
1 commento:
Complimenti vivissimi per l'articolo, ben fatto e ricco di interessanti e piacevoli "particolari", alcuni dei quali non noti neanche a me, pur essendo palazzolese doc.
Quindi, poi, anche un sentito grazie per avermi fatto rivivere con tanta piacevolezza
una buona parte dimenticata della mia gioventù.
Salvatore
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