«Tre cose sottili sono il maggior sostegno del mondo: il sottil rivolo di latte dalla mammella della mucca dentro il secchio; la foglia sottile del frumento ancora verde sulla terra; il filo sottile sulla mano di una donna industriosa. Tre rumori di prosperità: il muggito di una mucca gonfia di latte; il tintinnio del ferro di una fucina; il fruscio di un aratro.» (The Trials of Ireland, secolo IX)

110 anni fa moriva il vescovo palazzolese Giovanni Battista Bongiorno

Il 4 dicembre del 1901 moriva il vescovo palazzolese Giovanni Battista Bongiorno. Novant’anni dopo il cardinale Francesco Carpino. Entrambi, eccelse figure di prelati, hanno contribuito a dare onore e lustro al loro paese natale.


Il vescovo Bongiorno ebbe una formazione teologica di grande respiro e visse il Magistero della chiesa con  impegno e determinazione. Dimostrò  fermezza e coraggio anche in decisioni che richiedevano atti di estrema responsabilità.

G.B. Bongiorno nacque il 1.8.1830. Appena decenne fu mandato a studiare presso i PP. Gesuiti di Noto e poi presso i PP. Filippini di Acireale. A Catania si addottorò in Sacra Teologia. Ben presto la fama della sua cultura religiosa e laica superò i confini locali tanto da essere invitato a predicare nelle maggiori città isolane e anche oltre Stretto. 

Il vescovo di Noto lo nominò professore nel seminario vescovile della diocesi affidandogli anche il rettorato. In questo seminario che in quegli anni era ritenuto uno dei più numerosi e qualificati della Sicilia Orientale e ospitava circa duecento seminaristi, il 29 ottobre 1886 approdò da seminarista anche Luigi Sturzo proveniente da Acireale. Altri due rettorati Bongiorno li ebbe nella natia Palazzolo: quello della chiesa di san Michele e quello del Monastero delle Benedettine. Era chiaro che orizzonti più vasti e impegnativi si aprivano al giovane teologo.

Il 18 dicembre 1874 Pio IX lo nominò vescovo di Trapani. Il 14 marzo del 1875 nella cattedrale di Noto ricevette la consacrazione episcopale dall’Arcivescovo di Siracusa Mons. Giuseppe Guarino, coconsacranti il vescovo di Noto e il vescovo di Caltagirone. Il 12 del mese successivo partì per prendere possesso della Diocesi. Qui si distinse per la sua profonda pietà e dottrina e si attirò la benevolenza di tutti i diocesani. Ma, le sue instabili condizioni da salute lo costrinsero a rientrare nella sua terra d’origine.

In seguito alla scomparsa di mons. Antonino Morana vescovo di Caltagirone, il 22 settembre del 1879 fu destinato da papa Leone XIII ad occupare quella sede vescovile dove si insediò il 19.12.1879.  Qui fu protagonista, suo malgrado, di un’accesa lite giudiziaria con gli Amministratori comunali del tempo, e qui dimostrò, fino a quando poté, il suo carattere fermo e la sua determinazione.

La breccia di Porta Pia nel 1870 aveva generato un’ondata laicista che si era abbattuta su tutto il clero e gli effetti si erano fatti sentire anche nella città di Caltagirone. Dopo più di sessant’anni dall’erezione della diocesi calatina, in quella temperie il Comune si rifiutava di mantenere l’impegno a costruire a spese proprie, il palazzo vescovile e il seminario. La lite fu accesa ed aspra d’ambo le parti, il Vescovo si impegnò nella lotta con tutte le sue forze ma alla fine le sue precarie condizioni di salute, nel giugno del 1885, lo costrinsero a lasciare la diocesi. La diatriba fu poi risolta dal cardinale Dusmet, arcivescovo di Catania, espressamente inviato dalla Santa Sede. Il cardinale ebbe poi modo di manifestargli il suo apprezzamento per lo zelo pastorale e per l’impegno strenuo nella difesa dei diritti della chiesa.

Stanco ma non domo, il 26 dello stesso mese accettò la nomina a Vescovo titolare di Flaviopoli, oggi identificabile con Gerede nell’odierna Turchia. Qui concluse il suo Magistero ecclesiale.

Morì nella sua città natale, logorato nella salute, dagli studi e dall’operosità. Riposa nella tomba di famiglia presso il cimitero monumentale di Palazzolo, celebrato dal suo epitaffio come “vindex ecclesiae fortitudinis exemplar.  

    

 Iblon, giornale online, dicembre2012

Cammino, settimanale diocesano, gennaio 2012


3 commenti:

muscolino giovanni ha detto...


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