Quantu
è bedda Maria ‘Mmaculata! / Ca l’angili la vonnu fari zita, / Nun cc’è nuddu ca
l’ha taliata / sulu Giuseppi e la parma ciuruta.
PALAZZOLO ACREIDE. L’8 dicembre ricorre la festa più
importante dell’Avvento, la solennità dell’Immacolata Concezione. Lo stesso
giorno, per tradizione, si allestisce il presepe o l’albero; è quindi una sorta
di preludio al Natale, anche se oggi, in pieno consumismo, le avvisaglie hanno
inizio molto prima con l’esposizione e la vendita degli addobbi natalizi.
Sempre la tradizione imponeva che in questo giorno si mangiasse la mortella, i
cui rami carichi di bacche nere o bianche servivano anche ad adornare il
presepe.
Per
quanto la festa dell’Immacolata Concezione, ovvero di Maria concepita senza peccato originale si
celebrasse già nel secolo VIII, solo centocinquanta anni fa, l’otto dicembre
1854, Pio IX proclamò ufficialmente questo grande dogma essenziale alla fede
della chiesa universale. Da allora, l’8 dicembre divenne giornata festiva per
tutto il mondo cattolico e nello stesso tempo iniziò a diffondersi un
florilegio di Madonne cinesi, giapponesi, indocinesi, indiane, africane a
testimonianza dell’universalità del culto alla Vergine. In ricordo di questo evento
in Piazza di Spagna a Roma fu innalzata una grande colonna con la statua
dell’Immacolata che l’8 dicembre è ritualmente adornata con una corona di
fiori.
Meno
di quattro anni dopo la proclamazione di questo dogma, esattamente l’11
febbraio del 1858, a Lourdes nella grotta di Massavielle Maria apparve a
Bernadette svelando la sua identità: “Sono l’Immacolata Concezione, piena di
grazia”. A significare che la Vergine è
luce sulla via degli uomini, a Lione e in altre città francesi la sera
dell’8 dicembre si celebra “la festa delle luci” e si accendono migliaia di
candele sui davanzali delle finestre.
L’iconografia
e lo stellario
L’iconografia dell’Immacolata, la madre di Gesù,
è più o meno quella descritta nel XII libro dell’Apocalisse: in piedi, le mani
giunte, vestita di azzurro e di bianco (i colori del cielo e della purezza
verginale), sotto i piedi una falce di luna e degli angioletti circondati da
nubi, sul capo una corona di stelle. Queste dodici stelle (stellario, a curuna di la Bedda Matri), secondo una
credenza diffusa un po’ in tutta l’isola, sono visibili nel firmamento alla
mezzanotte in punto dell’8 dicembre, sempre disposte a corona.
Diversa l’iconografia dell’Immacolata nella
“Medaglia Miracolosa”, coniata in seguito alle visioni di suor Caterina Labourè
avvenute il 27 settembre 1830 a Parigi: la Madonna, sempre stante e circondata
dal monogramma, è vestita di seta color bianco-aurora, poggia i piedi su di un
piccolo globo, ha le mani tese e dalle dita si sprigionano fasci di luce. Il
globo rappresenta il mondo tutto, i raggi sfolgoranti sono il simbolo delle
grazie che Maria sparge sulle persone che la invocano. Sul retro della
“Medaglia Miracolosa” di forma ovale, la lettera M sormontata da una croce e sotto due cuori, uno circondato di
spine (quello di Gesù), l’altro trafitto
da una spada (quello di Maria), tutt’intorno le dodici stelle.
A proposito delle stelle una curiosità storica.
La bandiera europea con il fondo azzurro e con le dodici stelle disposte a
cerchio, malgrado che nel preambolo della Costituzione d’Europa (nel frattempo
diventata “Trattato” firmato proprio il 13 di questo mese dai 27 dell’Ue) non
sia stata citata la parola Cristianesimo, trae origine dalla fervente devozione mariana del designer
Arsène Heitz, vincitore del concorso “Una bandiera comune per l’Europa”.
Costui, il quale portava sempre al collo la citata “Medaglia Miracolosa”, creò
il bozzetto, risultato poi vincente, ispirandosi alla “Medaglia”, con le dodici
stelle disposte in circolo su uno sfondo azzurro mariano. In seguito, a
concorso vinto, rivelò a sorpresa la fonte religiosa della sua ispirazione. C’è
di più. La bandiera europea fu adotta nella seduta solenne dell’8 dicembre
1955, festa dell’Immacolata. Questo giorno non fu una scelta meditata ma fu
semplicemente determinato dalle concomitanti
disponibilità dei capi di Stato. Eppure la circostanza invita a
riflettere.
Festa
folclore e scope
Per
antica tradizione la festa liturgica è quasi sempre preceduta da un novenario,
che inizia il 29 novembre con il Rosario e la recita del tradizionale Stellario
di Maria Immacolata, tre pater e dodici invocazioni. A tal proposito P. G.
Farina di Palazzolo, rende noto che la coroncina dello stellario in uso ai suoi
tempi tra i fedeli del convento prima consisteva in un bracciale con 12 stelle,
invece “Oggi (1866, evidentemente per il buon frate è un fatto degno di nota)
si è cambiata la forma. Si sono fatti moltissimi anelli d’argento, ed oro con
12 globetti, quali posti nel dito, donano un agio grande e formando un
ornamento della persona, si moltiplicano immensamente, e la Vergine né avrà più
gloria”.
A Siracusa, un tempo, prima della svelata alle quattro di mattina, c’era la fucata che si teneva a Facci Rispirata (Belvedere S. Giacomo) in presenza della banda e dei devoti che si recavano nella vicina chiesa dell’Immacolata. Oggi, alla stessa ora, si ripete solo il rito della svelata che dà inizio alla novena. Di pomeriggio per tutta la durata del novenario, alle 18 c’è il Rosario e la recita dello Stellario, quindi la messa. Il giorno della festa alle 11 inizia la messa con panegirico e poi si consuma un pranzo di beneficenza. Alle 17.30 la processione con il simulacro per le vie della città. Per rimanere a Siracusa si ricorda ancora una singolare tradizione che fece anche dei proseliti. Alla vigilia della festa dell’8 dicembre del 1800 a mezzogiorno i Cavalieri di Malta, con le scope in mano, si avviarono in processione presso la chiesa dei monaci conventuali dove “incominciarono a scopare in ossequio alla Vergine SS.ma con grande edificazione del popolo” (N. Agnello, Il Monachesimo in Siracusa). Questa pratica di pulire la chiesa fu attuata nel 1825 anche dal vescovo Giuseppe Amorelli con tutto il clero e poi continuata, per molti anni, dagli scolari accompagnati dai loro maestri portanti in mano la scopa col manico ornato di nastri.
Anche a Floridia, in passato, le scope entravano in azione la vigilia della festa. Armati di scupiddi, i devoti mariani prima del passaggio del simulacro scopavano il tratto di strada di loro pertinenza. Era una manifestazione di fede e di deferenza nei confronti della Concezione. Le piccole scope poi venivano appese fino all’anno successivo alle pareti delle abitazioni a scopo bene augurante come si fa con le palmette e i ramoscelli di ulivo benedetti. Oggi i scupiddi sono stati sostituiti da candele infiocchettate, portate dai piccoli durante la processione per le vie del paese.
A Siracusa, un tempo, prima della svelata alle quattro di mattina, c’era la fucata che si teneva a Facci Rispirata (Belvedere S. Giacomo) in presenza della banda e dei devoti che si recavano nella vicina chiesa dell’Immacolata. Oggi, alla stessa ora, si ripete solo il rito della svelata che dà inizio alla novena. Di pomeriggio per tutta la durata del novenario, alle 18 c’è il Rosario e la recita dello Stellario, quindi la messa. Il giorno della festa alle 11 inizia la messa con panegirico e poi si consuma un pranzo di beneficenza. Alle 17.30 la processione con il simulacro per le vie della città. Per rimanere a Siracusa si ricorda ancora una singolare tradizione che fece anche dei proseliti. Alla vigilia della festa dell’8 dicembre del 1800 a mezzogiorno i Cavalieri di Malta, con le scope in mano, si avviarono in processione presso la chiesa dei monaci conventuali dove “incominciarono a scopare in ossequio alla Vergine SS.ma con grande edificazione del popolo” (N. Agnello, Il Monachesimo in Siracusa). Questa pratica di pulire la chiesa fu attuata nel 1825 anche dal vescovo Giuseppe Amorelli con tutto il clero e poi continuata, per molti anni, dagli scolari accompagnati dai loro maestri portanti in mano la scopa col manico ornato di nastri.
Anche a Floridia, in passato, le scope entravano in azione la vigilia della festa. Armati di scupiddi, i devoti mariani prima del passaggio del simulacro scopavano il tratto di strada di loro pertinenza. Era una manifestazione di fede e di deferenza nei confronti della Concezione. Le piccole scope poi venivano appese fino all’anno successivo alle pareti delle abitazioni a scopo bene augurante come si fa con le palmette e i ramoscelli di ulivo benedetti. Oggi i scupiddi sono stati sostituiti da candele infiocchettate, portate dai piccoli durante la processione per le vie del paese.
A Mmaculatedda di Palazzolo
Premesso che a Palazzolo nella chiesa che porta
il titolo dell’Immacolata si festeggia la Madre di Gesù con riti liturgici,
mortaretti e processione del simulacro, nella fattispecie vogliamo dare qualche
cenno relativo alla Mmaculatedda,
ubicata all’ingresso del paese sulla via Nazionale.
“… L’opera si cominciò nella Novena di Maria Immacolata 1879…”; mastro Concetto Finocchiaro allestì la colonna e la gradinata; la statua fu scolpita da D. Giuseppe Giuliano e fu collocata sulla colonna il 10 gennaio 1880. Fu benedetta il 4 aprile dello stesso anno. L’anno dopo P. G. Farina compose la seguente invocazione: Deh volgi o Maria / Dall’alto tuo polo / Al pio Palazzolo / Un guardo di amor. / Da fame e tremuoti / Tu salva i tuoi figli / Da tutti i perigli / Da tutti i dolor. / Se viene il colera / Se viene l’uragano / Maria non invano / Corriamo al tuo piè. / A te ricorriamo / se rugge la guerra / Se trema la terra / Preghiamo sol te… (P.G. Farina, Selva, 1869)
“… L’opera si cominciò nella Novena di Maria Immacolata 1879…”; mastro Concetto Finocchiaro allestì la colonna e la gradinata; la statua fu scolpita da D. Giuseppe Giuliano e fu collocata sulla colonna il 10 gennaio 1880. Fu benedetta il 4 aprile dello stesso anno. L’anno dopo P. G. Farina compose la seguente invocazione: Deh volgi o Maria / Dall’alto tuo polo / Al pio Palazzolo / Un guardo di amor. / Da fame e tremuoti / Tu salva i tuoi figli / Da tutti i perigli / Da tutti i dolor. / Se viene il colera / Se viene l’uragano / Maria non invano / Corriamo al tuo piè. / A te ricorriamo / se rugge la guerra / Se trema la terra / Preghiamo sol te… (P.G. Farina, Selva, 1869)
Il 7 ottobre del 1951 la statua e la colonna
furono abbattute da una tromba d’aria. Si aprì immediatamente una sottoscrizione
per rimettere una copia della statua
sullo stesso posto, e sei mesi dopo, il sei aprile del 1952 la nuova statua,
opera del Murillo, fu benedetta. L’originale, quella di Giuseppe Giuliano si
trova custodita nel convento dei Cappuccini, sempre in via Nazionale. (a Concettina, mia madre)
IL CORRIERE DEGLI IBLEI, dicembre 2007
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