«Tre cose sottili sono il maggior sostegno del mondo: il sottil rivolo di latte dalla mammella della mucca dentro il secchio; la foglia sottile del frumento ancora verde sulla terra; il filo sottile sulla mano di una donna industriosa. Tre rumori di prosperità: il muggito di una mucca gonfia di latte; il tintinnio del ferro di una fucina; il fruscio di un aratro.» (The Trials of Ireland, secolo IX)

Gli altarini mariani


Arriva la primavera e con essa le feste religiose dedicate ai Santi, alla Madonna e alle varie solennità.

         Nelle antiche civiltà mediterranee le feste primaverili venivano celebrate per propiziare la fecondità animale e vegetale. Iniziata l'era cristiana, la cattolicità si impadronì di queste feste e via via le "cristianizzò" trasformandole in feste religiose.
      Il mese di maggio è il mese dedicato alla Madonna.
La devozione dei cristiani alla Madre di Gesù, fin dai primi secoli è documentata dai culti, dalla letteratura, dalla pittura, dalle iscrizioni sacre, ecc. A Siracusa la testimonianze più antiche di questo culto le possiamo riscontrare nelle catacombe ricche di affreschi e bassorilievi dedicate alla Vergine Maria: il "Sarcofago di Adelfia" del IV secolo scoperto presso le catacombe di S. Giovanni, tra gli altri, è uno degli esempi più noti.
       Secondo la tradizione, pare che sia stato S. Marciano, primo vescovo di Siracusa, a introdurre il culto a Maria nei primi secoli della cristianità. Ma, il primo ad associare in modo esplicito tale devozione al mese di maggio fu Alfonso X, re di Spagna (1239-1284). Più avanti, nel secolo XVI, San Filippo Neri concorse a diffondere e a consolidare la pietà mariana suggerendo la recita di canti e lodi davanti all'immagine della Vergine ornata di fiori.
      A Siracusa, l'arcivescovo Giuseppe Guarino solennizzò e consacrò il mese di maggio alla santissima Vergine nell'anno 1872, presso la chiesa di S. Maria.

Gli altarini mariani a Palazzolo
      A Palazzolo la devozione alla Madonna è stata sempre viva fin dai primi cristiani. Si pensi che su trentuno chiese erette nella città, ben cinque erano intitolate a Maria.
Il mese mariano in questa città per la prima volta fu celebrato nel 1846 e fu tanto il "fuoco spirituale" in quell'anno che si dispensarono oltre 5 mila "fioretti".   
      I "fioretti" sono le offerte di piccoli atti di virtù che il gesuita Dionici, fin dal secolo XVIII, suggeriva di offrire alla Madonna per tutti i giorni del mese di maggio. Lo stesso Dionici consigliava di compiere le pratiche devozionali mariane (rosario, litanie, ecc.) non solo nei luoghi sacri ma anche nelle case private, al cospetto di altarini improvvisati e sempre adorni di fiori.
     Ebbene questa tradizione ancora oggi continua.
     E a Palazzolo è particolarmente sentita: ogni anno si rinnova con sempre maggiore concorso di fede e di devozione e con le stesse modalità indicate dal gesuita.  Anzi, quando ancora le automobili non avevano prepotentemente occupato anche i vicoli più reconditi e inaccessibili, questi altarini, oltre che in casa, venivano approntati pure in questi spazi all'aperto che per un mese diventavano spazi sacri, quinte naturali di grande effetto scenografico: ogni pomeriggio era davvero grande la suggestione nell'assistere e partecipare in modo intimo ma coinvolgente a questo antico culto di devozione popolare. 
     Lo stesso succedeva nelle campagne, nei bagli delle masserie, prima dello spopolamento e quando ancora il baglio stesso oltre che funzionale al lavoro era spazio sociale per i contadini, dove il conversare degli uomini si univa al chiacchericcio delle donne che, al fresco, cucivano, rattoppavano, intrecciavano, mondavano le verdure, il frumento.
     Le ragazze raccoglievano u maju (crysanthemum coronatium) e altri fiori di campo e ne facevano ghirlande e mazzetti per adornare l'altarino, presso cui, ogni pomeriggio, si dava appuntamento tutta la contrada. Era un atto di fede nei confronti della Madonna (e di speranza in un buon raccolto). Era una festa di colori e di fragranze che si concludeva alla luce delle "lumere" ad olio.
     Molti sono gli altarini che a Palazzolo oggi vengono approntati in locali terranei dislocati nei tanti quartieri: in via Galilei, in via V. Messina, nel ronco Scalzo, nel ronco Cairoli, in via Primosole, in via Carceri, in via S. Sebastiano, in via Convento, in via Scalilli, ecc.
     Tutti i giorni, all'ora del vespro, davanti a questi altarini traboccanti di fiori e di profumi, una folla di devoti, e non solo donne anziane ma anche giovani e ragazzi d'ambo i sessi, si danno appuntamento per recitare le lodi, le litanie, il rosario in dialetto e i vari canti tramandati in forma orale dalla religiosità popolare.
     L'altare di via Scalilli, nel centro storico di Palazzolo, è stabile ed è allestito all'interno di un antico oratorio rupestre denominato "Cappelletta di Maria de' Scaliddi". Si tratta di un piccolo vano (m 3,40 X m 2,90) di forma rettangolare, interamente scavato nella roccia e sopraelevato di circa un metro e mezzo rispetto al livello della strada. A maggio, e non solo a maggio, è meta di turisti e di visitatori. Questa singolare grotta  può accogliere un massimo di ventiquattro persone su quattro file di sedie allineate per due, con uno strettissimo corridoio al centro. L'impressione immediata che se ne ricava è quella di trovarsi su una delle barchette che a Siracusa una volta trasportavano i passeggeri da Ortigia alla Borgata. All'interno, di fronte al cancelletto, è situato un altare aggettante, scolpito anch'esso nella roccia, sopra il quale si può ammirare una grande tela ad olio commissionata nel 1864 da una devota benefattrice al noto pittore locale Giuseppe Tanasi: vi è raffigurata la Madonna con il Bambino Gesù, e a sinistra, vicino ad una scaletta, un angelo che le offre frutti e primizie.
     E a tal proposito nello scorso secolo, secondo quanto riferisce P. G. Farina, nel mese di maggio si metteva in atto un'originale forma penitenziale in onore della Madonna, chiamata la "mortificazione dei frutti": il devoto estraeva una polizza con scritto il nome di un frutto e per tutto l'anno si asteneva dal consumarlo in onore della Vergine.
     Presso la chiesa di S. Sebastiano, infine, per tutto il mese, viene esposto alla venerazione dei fedeli il secentesco gruppo statuario in cartapesta della Madonna Odigitria, patrona di Palazzolo dal 1644 al 1688, la cui festa dal 1985, è stata fissata al 31 maggio in coincidenza con la chiusura del mese mariano.
     Per questa ricorrenza accorre in chiesa una moltitudine di pellegrini provenienti da tutti gli altarini dei quartieri i quali depongono ai piedi del simulacro grandi fasci di fiori. Quindi, dopo avere assistito alla celebrazione eucaristica e alla consacrazione della Parrocchia a Maria, si intona il tradizionale Rosario Siciliano.

Rosario siciliano
Gloria a lu patri e a lu Figghiu/e a lu Spiritu Santu/
Comu sempri è statu/sempri accussu sarà.
Bedda matri 'Mmaculata,/biancu ciuri e biancu ghigghiu,
prega prega a lu to figghiu/pi l'afflitta umanitati!
Li piccati assai à lu munnu/c'è pirduta la spiranza;
si nun c'è la to putenza/pi sravari nun si po'.
E senza Maria sravari nun si po'/
sravari, sravari, sravari nun si po'.
I pustini
O amuri o focu/o carità divina
deh scinni, deh brucia/st'armuzza mia mischina!
E vui Maria,/Matri ri la virtù,
'nsignatimi, 'nsignatimi/l'amuri ri Gesù.
Binirittu è lu me Diu/Gesù Cristu, Gesù Cristu amuri miu!
Biniritta e sia ludata/Maria pura, Maria pura 'Mmmaculata!
A ciusura
Siemu gghiunti a la pustina/accumpagnari la Rigina;
la Rigina è accumpagnata/viva la Matri Addulurata!
Iacqua ri fonti e iacqua ri cielu/bedda Signura na razia vuliemu.
E si Vui nun ni la rati/siemu poviri scunsulati.
E priamu a Vostru Figghiu/ca è cciu beddu ri lu ghigghiu;
e lu ghigghiu è natu all'uortu/vostru figghiu 'ncruci è muortu;
'ncruci è muortu pe nostri piccati,/misericordia e pietati!
Tri bummi pi l'ariu/pa Vostra agunia;
evviva Maria/e Chi la criò!
E senza Maria sravari nun si pò/
sravari, sravari, sravari nun si pò!
Vi salutu bedda Signura!/ Siti Matri ri salutari,
E vui ca siti amurusa,/e ccu mia particulari,
pi sti figghiu c'aviti 'mbrazza/cunciritimi 'na razia;
cunciritimi una a mmia/ca vi riciu n'Avi Maria!
Gloria a lu Patri e a lu Figghiu/e a lu Spiritu Santu.
Comu sempri è statu/sempri accussì sarà!
Evviva Maria Maronna Mia!

I Siracusani, bimestrale di arte storia tradizioni,  maggio-giugno 1999, n.19   



1 commento:

SC ha detto...

può essere utile inserire il video che realizzammo del rosario degli scalilli a supporto dell'ottimo articolo.

http://www.youtube.com/watch?v=3BgBN-hWd6k