«Tre cose sottili sono il maggior sostegno del mondo: il sottil rivolo di latte dalla mammella della mucca dentro il secchio; la foglia sottile del frumento ancora verde sulla terra; il filo sottile sulla mano di una donna industriosa. Tre rumori di prosperità: il muggito di una mucca gonfia di latte; il tintinnio del ferro di una fucina; il fruscio di un aratro.» (The Trials of Ireland, secolo IX)

La festa di san Sebastiano: devozione e folklore a Palazzolo

"A Sciuta" (foto Paolo Gallo)


Il Teatro greco, le latomie, i misterici “Santoni”, le Chiese e i Palazzi barocchi, la Villa comunale, la Casa-museo. Le strade, i vicoli e i balconi straripanti di fiori, le lunghe scale sinuose, l’ospitalità della gente. E poi le feste, gravide di pietà popolare e di folclore. Sono queste ed altre ancora le seducenti malìe che incantano chi si trova a visitare Palazzolo.

Come Palazzolo riesca a festeggiare nell'arco dei tre mesi estivi tre Santi e una Madonna rimane un mistero. Per capirne qualcosa bisognerebbe entrare nell'animo della gente palazzolese, portatrice di un atavico patrimonio di consuetudini di cui il leitmotiv è costituito dalle secolari contrapposizioni tra quartieri, e soprattutto, tra il quartiere di S. Paolo e quello di S. Sebastiano.
Tutto iniziò certamente nel 1688 quando, al posto della Madonna Odigitria patrona di Palazzolo sin dal 1644 e venerata nella chiesa di S. Sebastiano, fu proclamato patrono S. Paolo.
E quando poi la chiesa di S. Sebastiano, il 27 marzo del 1847, divenne parrocchia indipendente dalla Matrice, ubicata quest'ultima nel quartiere di S. Paolo, il contenzioso si inasprì ancora di più. Per evitare sconfinamenti e "pitriate" durante le processioni religiose, e accuse di ogni genere, nel dicembre del 1851 furono apposte ben 24 lapidi per segnare i limiti territoriali delle due parrocchie.
Tutte e quattro le feste, il 29 giugno S. Paolo, il 10 agosto S. Sebastiano, a settembre l’Addolorata e la prima domenica di ottobre S. Michele, oggi hanno in comune le stesse tradizioni: i variceddi (piccole vare fatte processionare da devoti in erba prima e dopo ciascuna festa), la svelata (a Palazzolo i Santi rimangono nascosti alla vista tutto l’anno per mostrarsi poi la vigilia della festa e fino all’ottavario), la raccolta del pane votivo (per i primi due Santi), la sciuta, la spadda nura, il viagghiu scausu, l’offerta dei bambini nudi, la processione serale e via dicendo.
Ma, per la festa di S. Paolo e quella di S. Sebastiano oggi si serba ancora memoria di altre tradizioni ormai in disuso: vedi, per S. Paolo, la processione dei "cerauli" con i serpenti "ciarmati" e attorcigliati al collo o dentro la camicia o su vassoi, e (fino al 1947) l'offerta di  animali al Santo (mucche, muli, cavalli) portati fin sotto il presbiterio, e, per S. Sebastiano, il memorabile "Carro Trionfale". Questo imponente carro, artisticamente decorato e sul quale troneggiava la statua (in cartapesta) del Santo, per la "sciuta" del 1926 fu fatto processionare assieme al fercolo delle reliquie e del Santo, trainato da quattro coppie di buoi ingualdrappati a festa in mezzo ad una folla strabocchevole.
Oggi queste due feste si contraddistinguono soprattutto per il soverchiante afflusso di devoti che arrivano pure dai paesi viciniori e oltre e per una più considerevole spettacolarità dei riti previsti dai rispettivi programmi. 
La festa di san Sebastiano
Il culto di S. Sebastiano, scelto dalla chiesa come "depulsor pestis", a Palazzolo ha origine antichissime risalenti al XV secolo.
La festa, fissata per la ricorrenza del 20 gennaio, si replica il 10 agosto, sempre con la stessa devozione, ma questa volta con una cornice di pubblico e di folklore straordinari. La seconda data fu scelta per "l'aere sereno" ma anche perchè il mese coincideva con la chiusura dei lavori agricoli e quindi con la raccolta del frumento, una parte del quale veniva generosamente offerta al Santo. Inoltre, ma non secondariamente, concessa da Artale Alagona fin dal lontano 1529 e concomitante con lo stesso periodo, si svolgeva sul piano Acre una fiera che era tra le più importanti della Sicilia.
Ai primissimi di agosto a Palazzolo si respira già il tempo festivo. E' palpabile anche dal notevole numero di Palazzolesi sparpagliati per il mondo e rientrati in loco per le ferie, impazienti, avidi di assaporare tutti i momenti della festa, di riempirsi gli occhi di un rito secolare, il cui ricordo, assieme al cocente sole di agosto, una volta ripartiti per altre latitudini, servirà a rendere meno fredde e uggiose le loro lunghissime giornate.
Come detto, i momenti significativi delle feste palazzolesi sono tanti e comuni a tutti e quattro i santi. La festa di S. Sebastiano però si caratterizza per l'alta spettacolarità della "sciuta" e per l'unicità della "catena umana" in via Fiumegrande.
La spettacolarità della "sciuta" del Santo bimartire   è data dall'incomparabile scenografia d'insieme che viene a crearsi nel momento in cui il Santo, portato a spalla nuda dai devotissimi, alle ore 13 in punto, compare sul sagrato e incomincia a scendere l'interminabile scalinata ottocentesca.
E' uno spettacolo di ineguagliabile suggestione! Una folla incontenibile sulla piazza, tra ammutolita e osannante, assiste alla lenta discesa del simulacro di S. Sebastiano. I "nzareddi", sistemati sui tre ordini della facciata barocca e sventagliati dalle micidiali bocche infuocate degli obici, vanno ad ammantare il fercolo, i portatori, la scalinata, la piazza. Il Santo scompare, ricompare, compare di nuovo e continua la sua danza sacra sulle carni doloranti dei portatori, in un turbinìo di colori, di suoni, di luci simili a stelle cadenti.
I due fercoli, quello delle reliquie davanti e quello del Santo dietro, tra "maschittiate", "casse infernali" e musiche di bande a stento riescono a farsi largo tra la folla che al passaggio si segna devotamente, mentre decine di bambini nudi e piangenti, issati verso il cielo, vengono offerti al Santo. Poi, piano piano, seguite dai fedeli e da centinaia di devote che a piedi nudi sul basolato rovente sciolgono il voto del "viagghiu scausu", iniziano la processione imboccando la via S. Sebastiano.


"A Sciuta" (foto Paolo Gallo)

Altro momento di grande spettacolarità è quello della "catena umana" della ripidissima salita Fiumegrande. Prima di ripartire, sul piazzale antistante, i portatori si concedono una sosta rigeneratrice deponendo temporaneamente le due "vare" sui cavalletti.
Quindi si sale: prima la "vara" delle reliquie. Dopo, quella del Santo. Incomincia a salire la scala, lentamente, poi, all'improvviso, finita la scala, la "vara" è come se si impennasse, si mette a correre in salita, sembra scivolare su un binario immaginario: centinaia di braccia, di mani, in un unico afflato, una dopo l'altra si cercano, si trovano, formano repentinamente due lunghe file che si innestano ai portatori: la pesante "vara", allora, a partire da questo istante viene portata e tirata nello stesso tempo con sforzi indicibili. Ma guai a fermarsi. E' una  vera e propria "catena umana", una catena di fede e di devozione a1 Santo che accomuna in un unico sforzo, supremo, tutti i Sammastianisi.


La "catena umana"

Imboccato il Corso le due "vare" rientrano in chiesa  sempre accompagnate dalla folla dei devoti e dallo sparo incessante dei fuochi d'artificio. 
La sera di nuovo processione e nuovo bagno di folla per le strade e le piazze di tutta la città.


Spettacolo pirotecnico (foto Paolo Gallo)

La festa dura ancora altri sette giorni, tutti intensi di manifestazioni e iniziative di diverso genere.
 A chiusura dell'ottavario, il 17 agosto, il Santo viene riposto nella sua "cameretta" e "velato" in attesa del 19 gennaio, vigilia della festa invernale.  


I SIRACUSANI, bimestrale di storia arte e tradizioni, luglio-agosto 1998

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