«Tre cose sottili sono il maggior sostegno del mondo: il sottil rivolo di latte dalla mammella della mucca dentro il secchio; la foglia sottile del frumento ancora verde sulla terra; il filo sottile sulla mano di una donna industriosa. Tre rumori di prosperità: il muggito di una mucca gonfia di latte; il tintinnio del ferro di una fucina; il fruscio di un aratro.» (The Trials of Ireland, secolo IX)

Angelo Cassarino: sette volte in cammino per Santiago de Compostela

Sono rimasto impressionato dall’atmosfera che si respirava e da una serie di rituali come quello del “botafumeiro”. 


Palazzolo Acreide. Sette, numero magico anche per Angelo Cassarino, per sette volte sul Cammino per Santiago de Compostela.

E’ facilissimo incontrare Angelo quando è a Palazzolo. Basta andare in piazza del Popolo. Di mattina lo trovi sotto casa sua seduto sullo scalino del tabaccaio Sebastiano, di pomeriggio al centro della piazza davanti al palco, seduto su una sedia che si guarda e si gode la sua chiesa di san Sebastiano in attesa di ritornare in Svizzera o in Spagna, dove, a seconda della stagione, abitualmente dimora. E però rimane cittadino palazzolese e sansebastianese doc! (dire doc mi sembra riduttivo poiché sono sicuro che nel suo sangue scorrano globuli a forma di frecce).
Ci siamo incontrati il 21 agosto alle ore17 in piazza. A casa sua, ci accomodiamo in salotto, una specie di tribuna d’onore su un teatro a cielo aperto, e sullo sfondo incomparabili quinte come la chiesa e il palazzo del Municipio. Angelo mi racconta dei suoi sette viaggi a Santiago de Compostela in Galizia, regione nord occidentale della Spagna.
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“Per capire cos’é il Cammino di Santiago” esordisce Angelo “bisogna andare indietro nel tempo. La tradizione vuole che l’apostolo Giacomo dopo la morte di Cristo diffondesse il Vangelo nella penisola Iberica, giungendo sino in Galizia e compiuta la missione tornasse a Gerusalemme. Nell’anno 44 fu martirizzato da Erode Agrippa, ma subito dopo due discepoli trafugarono le spoglie di Giacomo e le portarono su una barca che, "pilotata da un angelo", prese il mare e attraversato il Mediterraneo oltrepassò le Colonne d’Ercole, costeggiò le sponde iberiche e approdò a capo Finisterre.
 Da qui i due discepoli con il corpo di San Giacomo si inoltrarono fino all’attuale Santiago e diedero sepoltura ai resti del Santo. Per un tempo lunghissimo tutto rimase nell’oblìo più assoluto, fino a quando nove secoli dopo la tomba fu riscoperta da un eremita grazie ad una stella che ne avrebbe indicato il luogo in un campo (campus stellae diventato Compostela). Da quel momento, diffondendosi la notizia del ritrovamento delle spoglie dell'Apostolo e onorato il martire con la costruzione di una prima chiesa, iniziarono i pellegrinaggi a Santiago e la visita al sepolcro”.

-Angelo, cosa spinge la gente a compiere il pellegrinaggio?
Bisogna dire subito che per ricevere l’attestato ufficiale e quindi beneficiare delle indulgenze bisogna percorrere 100 km a piedi o 200 in bicicletta. Alla partenza ti danno un tessera credenziale con dei riquadri che via via verranno timbrati   nelle varie postazioni dagli “amici del Cammino” per attestare la regolarità del percorso. Comunque, anche senza nessun attestato ufficiale, il Cammino è sempre un’esperienza esaltante ogni volta che lo compi.   
Tante sono le motivazioni che ti portano al Cammino di Santiago. La molla principale è la fede, ma c’è gente che ci va anche per curiosità, per fare un’esperienza mistica e ritrovare se stesso, per scommessa, anche per ammirare i paesaggi della Galizia, ci va gente di tutte le confessioni religiose.
Il pellegrino è sacro e a lui è riservata grande attenzione. Intorno  a lui si sono costruiti itinerari, luoghi di preghiera, alberghi, ostelli, punti di assistenza, rifugi per dare ospitalità e ristoro. A Santiago vengono da tutto il mondo, anche dalla Corea, dal Brasile, dal Giappone, dalla Nuova Zelanda. Il Cammino di Santiago ha segnato fortemente la storia cristiana del nostro continente.
L'iconografia classica tramanda l'immagine del pellegrino vestito di un grande mantello, alla cinta una borraccia, un cappello a falde larghe, un lungo bastone, e la conchiglia, simbolo del pellegrino definita “pellegrina” essa stessa. A Losanna, ad esempio, in un cantone di una strada del centro è incisa una conchiglia con sotto una freccia che ti indica la direzione del cammino”.

-Ci sono dei percorsi prestabiliti per arrivare a Santiago?
“Ci sono le vie di mare e le vie di terra. I Cammini di terra più importanti sono: la “via francigena” che è quella proveniente da Sud e che io ho percorso per ben sette volte, poi c’è la “via tolosana”  che passa dalla città di Toulouse in Francia, la Podense, la “via turonense” che passa da Tour ed è percorsa dai pellegrini provenienti dal Nord Europa, belgi, tedeschi e d’oltre Manica, poi c’è il cammino portoghese e ancora altri tracciati che si collegano a queste direttrici principali”.  

-Quante volte sei stato a Santiago?  
In tutto sette volte. La prima volta nel 2000 assieme a mia moglie e con degli amici, siamo andati in auto. Sono rimasto impressionato dalla moltitudine di gente che affollava la città, la piazza, la cattedrale, dall’atmosfera che si respirava e da una serie di rituali come quello del “botafumeiro”.
E’ un grande incensiere di 60 kg che degli addetti issano a 22 m di altezza con funi e carrucole e poi lo fanno oscillare ritmicamente e nel mentre un delizioso profumo di incenso inonda la cattedrale. In passato veniva utilizzato per coprire il forte odore emanato dai pellegrini che affollavano la grande chiesa nella quale spesso trovavano ricovero per la notte. Viene azionato, con i suoi 40 kg di incenso e di carbone, la domenica, per le messe solenni e per  l’anno santo Compostellano. Rimasi colpito da tutto questo e promisi a me stesso di rifare l’esperienza del viaggio. Quella prima volta ho incontrato una coppia di amici di Losanna, marito e moglie, che a piedi erano arrivati a Santiago compiendo la bellezza di circa duemila chilometri in tre mesi.
L’anno dopo, nel 2001, siamo partiti a maggio con Janina, mia moglie. Maggio è il mese più adatto. Abbiamo prenotato gli alberghi dove pernottare durante il percorso e ci siamo attrezzati di zaini con dentro tutto l’occorrente. Siamo partiti di notte col treno da Tarragona fino a Sarria, in Galizia, a 120 km circa da Santiago. La prima tappa a piedi l’abbiamo fatta da Sarria a Portomarin, la seconda fino a Palas de Rei e qui mi sono accorto che mia moglie iniziava ad avere difficoltà nel procedere. Il terzo giorno siamo partiti da Palace do Rei per andare a Melide una tappa di circa 18 km. Io davanti e mia moglie dietro.
Ad un certo punto mi giro e non vedo Janine. Ritorno indietro e la vedo piangente e zoppicante, si era fratturato il menisco! Grazie ad una vettura di passaggio siamo andati in albergo. L’indomani siamo partiti in tassì direttamente per Santiago e per due notti ci siamo permessi il lusso di pernottare al “Paradore”, un hotel di alta categoria, uno dei più belli e lussuosi della Spagna
Un’altra volta, mentre eravamo nella nostra casa in Spagna, siamo andati con una coppia di amici provenienti da Losanna. Le signore in auto e noi mariti alternativamente a piedi e in auto. Il tratto che va da Monte del Gozo a Santiago, 7-8 chilometri, l’ho fatto a piedi nudi per una promissione fatta al santo.  
Nel 2004 o nel 2005, ora non mi ricordo bene, dopo essere arrivato a Santiago in aereo, ho preso un tassi per tornare indietro sino a Monte del Gozo e da lì ho rifatto a piedi nudi il tratto che avevo compiuto l’anno precedente, questa volta però sotto una pioggia scrosciante e che è durata per tutta la settimana che sono rimasto a Santiago.
L’anno dopo ci sono ritornato con un mio amico sempre proveniente da Losanna. Siamo arrivati in auto sino a Burgos e da lì ci siamo incamminati per Santiago. Non ti dico il paesaggio, infinite distese di campi ondeggianti di spighe verdi. Il quarto giorno a Sahagun al mio amico è venuta una tremenda tendinite e allora abbiamo continuato in auto sino al Monte del Gozo e io come al solito da lì sono andato a piedi scalzi sino al sepolcro.  
L’ultimo Cammino, quest’anno, l’ho compiuto con mio cognato che era venuto a trovarmi in Spagna anche lui dalla Svizzera. Abbiamo fatto a piedi il percorso che avevo tentato di fare con mia moglie. In treno fino a Sarria e da lì a piedi per Santiago per 100 km. Ci siamo riusciti, però la pioggia anche questa volta ci ha accompagnati per tutto il tragitto. Ci siamo stancati molto e però io non ho ancora chiuso con Santiago. Spero sempre di ritornarci, possibilmente con degli amici palazzolesi che mi hanno manifestato l’intenzione di andare.
In tutto ci sono stato sette volte, compresa quella volta che feci un cammino completamente diverso da quelli che ti ho descritto. Tre sono le Compostellae che mi sono guadagnato per avere superato i 100 km a piedi, inoltre un paio di volte ho percorso la navata centrale in ginocchio.

Il Cammino di Santiago è veramente un’esperienza che ti lascia un segno indelebile. Quando arrivi in cattedrale l’emozione ti assale, un nodo ti attanaglia la gola, non riesci a fermare le lagrime, anche chi non crede piange, provi sentimenti indescrivibili, ineffabili, non trovo le parole… mi commuovo al ricordo. E poi le mie sorelle Maria e Angela l’hanno compiuto anche loro il Cammino e ti possono dire se queste mie impressioni rispondono al vero o no”. 

IL CORRIERE DEGLI IBLEI, settembre 2009

Ciao Angelo, la festa di san Sebastiano non è più la stessa senza di te...

3 commenti:

Salvo figura. ha detto...

Saremo tutti più tristi ma il suo sorriso gentile sboccerà alle ore tredici del 10 agosto. Data fatidica: nel 480 i greci sconfissero i persiani a Maratona e lui acquisirà gloria eterna
Salvo

Salvo figura. ha detto...

Saremo tutti più tristi ma il suo sorriso gentile sboccerà alle ore tredici del 10 agosto. Data fatidica: nel 480 i greci sconfissero i persiani a Maratona e lui acquisirà gloria eterna
Salvo

Anonimo ha detto...

Eccellente racconto.