«Tre cose sottili sono il maggior sostegno del mondo: il sottil rivolo di latte dalla mammella della mucca dentro il secchio; la foglia sottile del frumento ancora verde sulla terra; il filo sottile sulla mano di una donna industriosa. Tre rumori di prosperità: il muggito di una mucca gonfia di latte; il tintinnio del ferro di una fucina; il fruscio di un aratro.» (The Trials of Ireland, secolo IX)

Rosari e Rosari

"Lu primu misteru vuogghiu 'ncuminciari, ca l'armi santi su misi a li porti..."


Palazzolo Acreide.
Il 7 di questo mese (ottobre) si è celebrata la memoria della Beata Vergine Maria del Rosario. La festa fu istituita da Pio V nel 1572 in ricordo della battaglia navale di Lepanto del 7 ottobre 1571. La vittoria della Lega cristiana sui Turchi fu conseguita nel momento in cui le confraternite del Rosario sfilavano in solenne processione a Roma, per cui tale concomitanza ingenerò la convinzione che il successo dello scontro fosse da attribuire all'intercessione della Vergine. 

Origine e tradizione del Rosario
Il Santo Rosario incominciò a vedere la luce agli inizi del XII secolo. Dal secolo XVI si chiamò "Rosario della Beata Vergine Maria" e, in considerazione dei fatti suesposti, questa pia pratica si diffuse rapidamente in tutto il mondo grazie anche ai domenicani e alle confraternite mariane. Oggi, dopo la Messa e l'Ufficio divino, il Rosario è la preghiera più conosciuta e più utilizzata dal popolo cattolico. 
La struttura di questa preghiera si è modificata via via nel corso dei secoli fino ad assumere l'attuale forma consistente nella recita di 150 Ave Marie, divise in 15 decine (posti, pustini), intercalate a loro volta dalla recita del Pater Noster e del Gloria e alternate dall'annuncio di un avvenimento della vita della Madonna e di Gesù (misteri). In chiusura seguono le varie litanie dedicate alla Madonna e ai Santi.
Per tradizione il Rosario è la preghiera quotidiana che si recita in chiesa o in famiglia, di solito quando la giornata volge al termine. Era (ed è) una pratica radicatissima soprattutto nelle famiglie patriarcali,  contadine e popolari. In inverno tale rito si svolgeva  attorno alla conca; nella stagione buona, all'aperto, davanti alla porta assieme alle vicine di casa. Ancora oggi a Palazzolo, nel mese di maggio c'è la tradizione di recitare il "Rosario del mese di maggio" davanti agli altarini mariani che si apprestano all'interno delle abitazioni.
Oltre al Rosario classico dedicato alla Madonna si recitano altri Rosari (secondo il momento, le contingenze, le richieste, le grazie) dedicati a santi preposti a certe "mansioni" o protettori di qualcosa. E allora c'è il "Rosario del Padre", quello di Gesù, quello di S. Giuseppe, quello della Sacra famiglia, quello di S. Antonio di Padova, quello della Settimana Santa, quello di San Rocco, il Rosario per la Pace, il Rosario del Viatico, il Rosario itinerante, il Rosario delle Missioni, ecc., a cui seguono litanie, antifone, giaculatorie, invocazioni e quant'altro. Nondimeno, per evitare il rischio della meccanicità, è importante che lo si reciti con calma, lentamente, intermezzato da spazi di riflessione e di silenzio.
Nella tradizione locale, gli stessi Rosari hanno il corrispettivo dialettale tramandato oralmente dai nostri avi. Riportiamo alcuni passaggi relativi ai misteri: il Santo Rosario: "Diu ti manna l'ambasciata/e di l'angilu è purtata:/Maria fu fatta matri/ ri lu figghiu ri l'Eternu Patri./O gran Vergini Maria,/mi cunsòlu assai cu ttia;/ o gran Vergini Maria,/sarvàti l'armuzza mia./..."; il Rosario dei Morti: "Lu primu misteru vuogghiu 'ncuminciari/ca l'armi santi su misi a li porti,/ciàmunu a Diu e nun sanu comu fari/ca su 'nte vampi e tanti arduri...; il Rosario per le Anime dei Corpi decollati: "Armuzzi mei decullati,/Novi siti e novi vi junciti,/ Davanti 'o Patreternu vi nni jiti,/Li miei necessità cci raccuntati,/E tantu li priati,/Fina ca la grazia mi cunciditi...";  il Rosario del mese di maggio: "O amuri, o fuocu,/o carità divina,/ che accendi, che brucia/ st'armuzza mia mischina./E Vui Maria,/Matri ri la virtù,/'nsignatimi, 'nsignatimi l'amuri ri Gesù...".

La coroncina
Nella recita del Rosario si usa comunemente, per contare le Avemarie e i Paternoster, una coroncina dove sono fissati gruppi di dieci palline (grani) che servono per le Ave Maria, intercalati ognuno da una pallina più grande, che serve per il Paternoster. Questi grani possono essere di pasta vitrea colorata, di osso, di cocco, di pietre dure e altro; una volta si usava anche farli con i nòccioli delle olive o con i semi delle carrubbe (a Palazzolo lo specialista per questo tipo di coroncine era don Cicciu Iaddu, a Buscemi li confezionava   il romìto fra Giuseppe). La cruna a volte veniva data in dote e registrata nella minuta:"... N° una corona di caciummo con la sua cunetta e li partituri di argentu ... (...Un rosario di giovazzo 'lignite, n.d.a.' con relativa medaglia e i paternostri d'argento...). (S. S. Marino, 1897). Oggi circola diffusamente il "rosario-souvenir" di Padre Pio con i grani che emanano profumo di viole.
Anche la coroncina viene comunemente chiamata "rosario" ed è ritenuta un oggetto sacro con il quale non si può giocare: si racconta di un ragazzino che giocava sempre col "rosario" e per tale motivo fu divorato dallo stesso trasformatosi improvvisamente in serpente. Il "rosario", sempre secondo la credenza popolare, è il giusto deterrente per evitare i cattivi sogni: basta andare a letto con la cruna nelle mani e prima di addormentarsi avvolgersela ad un polso.

Martoglio  e De Roberto
 Si diceva dell'opportunità della riflessione e della meditazione nella recita del Rosario; diversamente, se non è intimamente sentita, questa preghiera diventa mera finzione, a volte accompagnata da risvolti comici come nel caso della novella "Il Rosario" di Federico De Roberto e della prima scena dell'atto secondo del "San Giovanni Decollatu" di Nino Martoglio.
Ne diamo un saggio incominciando dal primo autore: "...Donn'Antonia fece scorrere la prima pallottolina rossa e cominciò: - Padre Nostro che state in Cielo, santificato il vostro nome, venga a noi il vostro regno, sia fatta la vostra divina volontà così in cielo come in terra... La figlia di massaro Nunzio oggi che non è venuta? - Eccellenza, sì; le uova erano le sue, - disse Caterina; poi a coro con le sorelle riprese la preghiera: - Dateci oggi il nostro pane quotidiano, perdonate i nostri peccati... - Un'altra volta dovete dirle di non dare a mangiare cipolla alle galline. Ave Maria piena di grazia, il Signore è con voi, voi siete benedetta fra tutte le donne... - Santa Maria, Madre di Dio, pregate per noi peccatori ora e nell'ora della nostra morte, così sia. Sissignore, glielo dirò...
- Adesso che fa caldo, bisogna togliere le robe d'inverno dalle casse, le vesti, le coperte. Ave Maria, piena di grazia... - Eccellenza sì... - rispose Caterina, - Santa Maria, Madre di Dio, pregate per noi peccatori ora e nell'ora della nostra morte, così sia... Domani faremo stendere le corde nella terrazza, - aggiunse Agatina, e Filippina chiese: - le coperte che le diamo a lavare?..."

Dal "San Giovanni Decollatu" di Nino Martoglio. Massara Prudenzia: "...Patri nostru ca siti 'ntra li celi... 'u sintiti 'stu ventu?". Massaru Caloriu: "Sia santificato il vostro nome... 'u sentu". Pruudenzia: "Vegna a nui lu vostru regnu... 'u sa di unni veni?...". Caloriu: "Sia fatta la vuluntà vostra... forsi trasi d''a finestra d''a cucina...". Prudenzia: "Accussi n' celu comu 'n terra... Chi 'a lassastuu, aperta?..." [...].   Pruudenzia: "Sarvi rigina... chi fetu!...". Caloriu: "Matri ri misiricordia ... Veru è!...". Pruudenzia: "Vita, durcizza, spiranza nostra... 'U sa di unni veni?". Caloriu: "Ppi salvaricci ... A mia mi pari fetu d'arsu....". Pruudenzia: "A vui ricurremu, figghi d'Eva... E di unni?... Chi c'è focu addumatu?...". Caloriu: "Chiancennu e lagrimannu, 'ntra 'sta valli di lagrimi... C'è paura c'hai 'u monucu (a Palazzolo: maritieddu, scaldino di argilla, n.d.a.) di sutta?". Pruudenzia: "Vih, ca veru è, malu pri mia!...". Caloriu: "Gesù binidittu... Doppu ca tu, sempri ccu 'stu monucu di sutta!...". Prudenzia: "Doppu di quest'esilio, o clemente, o pia, o durci, o... Morti subitania, mi scantai!... Cu' pò assiri a 'st'ura?...".  

Corriere degli Iblei, ottobre 2001

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