«Tre cose sottili sono il maggior sostegno del mondo: il sottil rivolo di latte dalla mammella della mucca dentro il secchio; la foglia sottile del frumento ancora verde sulla terra; il filo sottile sulla mano di una donna industriosa. Tre rumori di prosperità: il muggito di una mucca gonfia di latte; il tintinnio del ferro di una fucina; il fruscio di un aratro.» (The Trials of Ireland, secolo IX)

TOPONOMASTICANDO: fra Illuminato

Via Illuminato (6a a destra di via Roma)
Una decina le epidemie di peste accadute in Sicilia. Ad incominciare da Siracusa nel 392 a. C. sotto il regno di Dionisio il Vecchio, per finire a Messina nel 1743 con una ecatombe di 30-40.000 morti.

Nel 1624-26 furono Trapani, Palermo, Noto, Scicli, Modica, ed  altri centri importanti della Sicilia ad essere colpiti da questa grande calamità. E a Modica, nel 1626, fu mandato il cappuccino laico fra Illuminato da Palazzolo per servire e assistere gli appestati.  
L'epidemia era partita nel mese di febbraio da Scicli dove falcidiò ben due terzi degli abitanti. Da lì si diffuse nelle zone limitrofe e sino alla porte di Modica dove era stato approntato un efficace cordone sanitario ed un'attenta opera di profilassi. La tradizione popolare locale il merito del contenimento epidemico lo diede, però, alla Madonna delle Grazie. La Madonna nel vedere i fedeli portare devotamente in processione il suo quadro per scongiurare l'epidemia, fu mossa a pietà da tanta devozione filiale e fece il miracolo di arrestare la peste: subito gli abitanti del posto smisero di ammalarsi.
Comunque sia, Fra Illuminato da Palazzolo insieme ad altri cappuccini, nel mese di maggio dello stesso anno, fu mandato dal Provinciale fra Arcangelo da Castrogiovanni a Modica. Un altro contingente dello stesso Ordine si trovava già a Scicli sin da febbraio, volontariamente disponibile per gestire il lazzaretto. 
A questo punto è d'obbligo citare "I promessi sposi" e fare un salto a Milano, città in cui nel 1629 (tre anni dopo l'epidemia in Sicilia) la peste mieteva vittime come mosche e in cui di fatto si reitera lo stesso nobile e altruistico gesto dei frati cappuccini di quella località: a Milano come in Sicilia, dunque.
Nel lazzaretto meneghino assediato dalla peste, come si può immaginare, il caos era totale: "Il tribunale e i decurioni, non sapendo dove batter il capo, pensaron di rivolgersi ai cappuccini, e supplicarono il padre commissario della provincia, acciò volesse dar loro de' soggetti abili a governare quel regno desolato... Furono accettati con gran piacere e il 30 marzo entrarono nel lazzaretto... e furono in quel luogo soprintendenti, confessori, amministratori, infermieri, cucinieri, guardarobi, lavandai, tutto ciò che occorresse. Il padre Felice, sempre affaticato e sempre sollecito, girava di giorno, girava di notte, per i portici, per le stanze, per quel vasto spazio interno...; animava e regolava ogni cosa; sedava i tumulti, confortava, asciugava e spargeva lacrime. Prese, sul principio, la peste; ne guarì, e si rimise con nuova lena, alle cure di prima...".
Una sorte diversa toccò invece a f. Illuminato da Palazzolo che si era insediato a Modica unitamente a f. Bernardino e f. Bonifacio da Modica, a f. Giuseppe da Scicli, e ad altri provenienti dallo stesso centro, dove evidentemente il contagio si era affievolito.
Il nostro f. Illuminato contagiato dal terribile morbo, assieme ad altri quattro fratelli rimase generosamente vittima della propria carità e dello spirito di servizio verso i poveri disgraziati.
I due Giacinti, Leone e Farina, nelle loro "Selve" tessono le lodi di f. Illuminato.

Farina, tra l'altro. ebbe a dire di fra Illuminato "...illuminò la patria con lo splendore delle sue virtù".

Nello Blancato
Iblon, giornale online, marzo 2013

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