«Tre cose sottili sono il maggior sostegno del mondo: il sottil rivolo di latte dalla mammella della mucca dentro il secchio; la foglia sottile del frumento ancora verde sulla terra; il filo sottile sulla mano di una donna industriosa. Tre rumori di prosperità: il muggito di una mucca gonfia di latte; il tintinnio del ferro di una fucina; il fruscio di un aratro.» (The Trials of Ireland, secolo IX)

La festa del Corpus Domini



 ...e le ragazze, con le ceste colme, andavano ad incontrare il Signore spargendo fiori di campo a mo' di tappeto...

   
 La festa del Corpus Domini, celebrativa del mistero eucaristico, è una delle più popolari della cristianità. Venne introdotta nel 1264 da Urbano IV sotto la spinta del cosiddetto "Miracolo di Bolsena".

 Un prete boemo, poco convinto del dogma della transustanziazione, mentre spezzava l'Ostia sacra vide uscire da quel pane divino molte gocce di sangue, alcune delle quali macchiarono il corporale e il purificatore. A quello spettacolo, il sacerdote gettò un grido altissimo, si inginocchiò e pianse, e chiedendo perdono adorò il Signore con fede.
    In Italia, dal 1969 la festa è stata spostata alla domenica, mentre in altri Paesi è rimasta al giovedì, sessanta giorni esatti dopo la Pasqua.
 
Processioni e infiorate
Fino al XVI secolo la festa fu caratterizzata da sontuose processioni all'aperto con la presenza del SS. Sacramento e con la partecipazione di associazioni professionali, mercanti, magistrati, nobili e clero. Terminata la processione, i membri delle varie associazioni inscenavano drammi sacri.
   Fra le processioni più spettacolari sono da citare quella di Orvieto e la Sagra dei Misteri di Campobasso. Quest'ultima è una sacra rappresentazione di misteri e miracoli cristiani con degli interpreti (bambini trasformati in figure celesti) appesi a grappoli su ben dodici "macchine" settecentesche, opera dell'artista locale Paolo di Zinno. Subito dopo, tra canti di popolo e fiaccole accese, solenne e maestoso avanza il baldacchino del SS. Sacramento, seguito da una gran folla. La processione di Campobasso è quella che più si avvicina alle originarie rappresentazioni medievali.

 Un'altra usanza assai diffusa per la festa del Signore è quella delle infiorate: famosissima quella di Genzano,  e poi quella di Cetona, di Spello ecc. Le infiorate dedicate al Corpus simboleggiano la trasformazione del sangue di Cristo in salvezza per l'umanità di cui la primavera è l'emblema.
 In Sicilia le feste del Corpus Domini si distinguevano per l'originalità del folklore. Ad Isnello, per esempio, in provincia di Palermo, la festa veniva preceduta da cinque giovedì festivi detti "triunfi" e da un ottavario che si celebrava mattina e sera nella chiesa madre. La festa veniva annunziata dal suono a festa delle campane e dai tamburi. Ogni sera, si andava in  processione trasportando una "vara" tra centinaia di fiaccole accese, preceduta dai tamburi e dal suono di una grossa campana portata a spalla. I giovani più robusti e devoti portavano alcuni quercioli ai cui rami tenevano infilzate delle fiaccole accese, chiamate "ninfi".
   Anche a Bronte la festa era annunziata dal suono incessante delle campane, ma alla vigilia c'era un rito del tutto singolare: la processione delle scope. I chierici, i frati, i preti, un'ora prima dell'Avemaria, uscivano dalla chiesa madre in processione, e, portando ciascuno in mano una scopa col manico di canna, facevano il giro per le vie che il giorno dopo avrebbe percorso il Santissimo. Metafora: le strade rappresentavano i peccati dei brontesi, la scopa il Sacramento che li mondava dalle colpe.
    In Cefalù le processioni erano otto, una al giorno, ciascuna delle quali per conto d'una data corporazione, secondo un antico ordine: 1° giorno, "i mastri nichi"; 2° "i vastasi" (facchini); 3° i pescatori; 4° i villani; 5° i marinai; 6° i "parrini" (preti); 7° i "galantuomini", (ceto civile), 8° i "mastri ranni". L'analogia con le nostre "serate" di S. Giuseppe, organizzate un tempo dalle diverse categorie dei lavoratori palazzolesi, è fin troppo evidente.

L'antica festa del Corpus Domini a Palazzolo
   Per la processione del Corpus Domini a Palazzolo veniva invece adottata la turnazione delle chiese. Giovedì, giorno della ricorrenza, usciva la Matrice e andava in processione per tutto il paese. Il venerdì era la volta di S. Antonio, sabato quella di S. Michele. Domenica mattina usciva il Santissimo di S. Sebastiano (durante la processione, i fedeli di questa parrocchia, per mantenersi allineati e tutti alla stessa distanza, reggevano una cordicella con degli occhielli alla distanza di un metro l'uno dall'altro dentro i quali infilavano il dito indice). Domenica sera usciva il Santissimo di S. Paolo. Lunedì mattina S. Domenico e poi, una volta dismesso il convento, di nuovo la Matrice. Martedì usciva il Santissimo dei PP. Cappuccini con le terziarie in prima fila. Mercoledì di nuovo S. Sebastiano, di sera: il corridoio della navata centrale su cui passava l'Ostensorio veniva coperto da un variopinto e profumatissimo tappeto di fiori. Giovedì infine, il giorno dell'Ottavario, la festa la chiudeva la Matrice nell'ambito della sua parrocchia.
   Ad ogni processione una folla imponente seguiva il baldacchino sotto cui il sacerdote portava l'Ostensorio.  Partecipavano alla processione in fila, e preceduti dalla bandiera, gli associati dell'A.C. con le beniamine vestite di bianco, le aspiranti, le giovanissime, le figlie di Maria, le donne cattoliche, le suore. Le ragazze dell'Orfanotrofio Vaccaro e i bambini della prima comunione, biancovestiti, aprivano la processione, tra canti e recita del Rosario.

 I balconi e le terrazze del percorso erano adornati delle migliori coltri e di tovaglie ricamate e illuminate dalle luci straordinarie delle lampade. Dai balconi, al passaggio, venivano lanciati petali di fiori, e le ragazze, con le ceste colme, andavano ad incontrare il Signore spargendo fiori di campo a mo' di tappeto, indietreggiando a mano a mano che l'Ostia Sacra procedeva.
Si faceva a gara per  allestire gli altari di quartiere. Straripanti di fiori, erano sormontati da scenografiche ed  effimere arcate e adornati di bianchissimi veli trasparenti e stoffe ricamate e illuminati a giorno. Nei giorni stabiliti vi sostava il Sacramento in processione, e veniva impartita la benedizione agli astanti. Tra tutti gli altari, sicuramente, il più ricco e originale era quello che don Paolino "Mimosa", estroso artigiano locale, allestiva al Corso o in via Pietro Messina.
Ai nostri giorni è rimasta la sola processione della festa, con turnazione annuale delle chiese per quanto riguarda la partenza e l'arrivo del Sacramento. 

Il Corriere degli Iblei, maggio 1998

1 commento:

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