«Tre cose sottili sono il maggior sostegno del mondo: il sottil rivolo di latte dalla mammella della mucca dentro il secchio; la foglia sottile del frumento ancora verde sulla terra; il filo sottile sulla mano di una donna industriosa. Tre rumori di prosperità: il muggito di una mucca gonfia di latte; il tintinnio del ferro di una fucina; il fruscio di un aratro.» (The Trials of Ireland, secolo IX)

Dai lampioni a petrolio alla luce elettrica

...a Palazzolo nel mese di luglio del 1929 il Palazzo di Città si illuminò tutto, come per incanto, di luce elettrica…

Palazzolo.  I lavori in corso a Palazzolo per il rifacimento delle rete per l’illuminazione pubblica (un appalto di oltre quattro miliardi di lire) ci danno lo spunto per ripercorrere brevemente la varie tappe di questo problema, dalla posa del primo fanale ad olio alla odierna gestione mista: Enel per i privati, Comune per la luce pubblica.

In principio
In principio le strade di Palazzolo erano illuminate, previa autorizzazione del sindaco, dalle poche lanterne o lumi di quei bottegai che per legge erano obbligati a tenerli accesi “dall’imbrunire della sera, fino al chiudimento…” innanzi alla porta principale del loro esercizio. Per il resto l’illuminazione notturna era affidata alla luna con le sue alterne fasi e a qualche solitaria lanterna o candela che qualche privilegiato portava con sé quando era costretto a spostarsi col buio.

Nella seduta del 21 novembre del 1868 il Consiglio Comunale, finalmente, su istanza di alcuni consiglieri, “poggiata dall’unanime desiderio di questi Comunisti…”, approva la delibera per l’impianto di n. 35 fanali da piazzare nelle strade e nei punti strategici del centro urbano: il 1° sul “Cantone Monteforte in faccia alla Croce Cappuccini” (angolo via Macello - via Biblioteca); il 4° e il 5° sulla strada San Sebastiano; il 6° e il 7° sulla strada Corso; l’8° a Palazzo; il 9° il 10° e l’11° sulla strada San Michele (oggi via C. Alberto); il 13° sulla “Piazza di Sopra”; il 14° sul “Pilastro Albergo Centrale”; il 15° sulla strada “Guardia” (oggi via G. Italia); il 16° alla “Guardia”; il 18° sulla strada “Albergo” (via D’Albergo); il 24° allo Spirito Santo; il 25° “all’Angolo superiore del Piano della Matrice”; il 29° sul “Cantone Messina cav Guglielmo - Piazza S. Domenico”; il 30° sul “Pilastro chiesa S. Domenico - Montenero (piazza Umberto - via V. Messina)”; …
Il giorno dell’Immacolata furono ufficiosamente accesi i primi fanali (a olio) già pronti e il 4 aprile del 1869 “si sono accesi tutti in numero di 35 e col suono della Banda e con molto brio”.

Con il passare del tempo, aumentando le esigenze dei cittadini aumentavano pure i fanali della illuminazione notturna e il 25 maggio del 1883 si impiantò l’80° fanale accanto alla croce dei PP. Cappuccini nell’omonimo piano; di più, due anni dopo, si impiantarono “le colonnette coi fanali davanti la chiesa di San Sebastiano”.

Nel 1889 si decise di completare il Corso con la costruzione delle banchine laterali. Di conseguenza, nella seduta del Consiglio comunale del 13 ottobre, “Il signor Sindaco riferisce, che trovandosi in corso di costruzione  le banchine lungo la strada Corso è desiderio generale della cittadinanza che venga l’opera completata con l’impianto delle colonnine di ghisa e fanali corrispondenti per la illuminazione... In corrispondenza ai buchi, che l’ingegnere ha disposto eseguire nel ciglione di pietra basaltica, ne occorrerebbero 51…”. La proposta venne approvata senza intoppi.

“Nuovo contratto per l’illuminazione serale”
Nella seduta del 5.11.1893 il Consiglio Comunale delibera sul “Nuovo contratto d’appalto per l’illuminazione serale” con scadenza quinquennale e regolamentato da ben 30 articoli. Ne citiamo qualcuno: “Art.4-L’illuminazione cominciando da tre punti diversi dovrà trovarsi completata mezz’ora dopo il tramonto del sole e dovrà durare fino a giorno chiaro nei mesi di Gennaro, Febbraro, Marzo, Novembre e Dicembre e tre ore prima d’uscire il sole nei mesi di Aprile, Maggio, Giugno, Luglio, Agosto, Settembre ed Ottobre e la fiamma dovrà sempre trattenersi uguale e costante…; art.5-La illuminazione dovrà funzionare senza interruzione per tutte le ore della notte…; art.7-Il Municipio avrà la facoltà di ordinare e l’impresario di eseguire  illuminazioni straordinarie sia nella villa pubblica che in altri punti del paese…; art. 10-I fanali saranno accesi a petrolio con fiamma costante così detta a ventaglio e il lucignolo avrà la larghezza di quindici millimetri e l’altezza della fiamma non potrà essere meno di millimetri venticinque…; art. 11-Nel caso di forte temporale, di vento impetuoso o di rottura istantanea di cristalli che impediranno assolutamente l’accensione  a petrolio, supplirà l’appaltatore con appositi fanaletti ad olio d’oliva da collocarsi dentro i fanali; art. 15-L’appaltatore è obbligato ogni anno passare di vernice i fanali e bracci e rinnovare i riverberi di latta; art. 22-Il servizio dell’illuminazione per accendere, smorzare, somministrazione d’olio, impianto, cambio di lucignoli, pulitura ed altro occorrente sarà disimpegnato da tre individui…”.



Gli ultimi tre dipendenti assunti per tale incombenza furono: u Giardinieri, u Cannizzaru (costruiva cannizzi) e Salvatore Pizzo (diventato poi accalappiacani). Intanto i fanali da accendere nel 1924 erano diventati 306 e ben 350 nei giorni festivi, più altri 30 fanali che dal 1 giugno al 30 settembre si accendevano alla “Villa”. Ad ogni lampionaio era affidato un quartiere. All’imbrunire, secondo l’orario stabilito dal Capitolato d’appalto, con la scala sulla spalla, passavano per le strade del quartiere per l’accensione dei fanali uno per uno. Di mattina, a lampioni spenti, curavano la manutenzione, pulivano i vetri e facevano il pieno di petrolio lampante per la notte successiva. Il fanalaru del quartiere di San Sebastiano aveva pure l’incombenza di accendere il lume a petrolio per l’illuminazione del quadrante dell’orologio civico, montato sulla facciata della basilica di San Sebastiano il 29 luglio del 1885.

Luglio 1929: arriva l’energia elettrica a Palazzolo
Proprio il 1885 è l’anno in cui, a Roma, il primo lume elettrico irradiò la sua luce in un grande magazzino di via Nazionale. A Palazzolo, invece, la concessione per la costruzione dell’impianto generale dell’energia elettrica pubblica e privata, su delibera consiliare, fu data al signor Giuseppe Garro da Ferla ben quarant’anni dopo, esattamente il 19 aprile del 1925. Dopo due anni, in seguito alla scomparsa di Garro, la concessione e il completamento della rete furono affidati alla Società Elettrica Siracusana e infine il 13 ottobre del 1928 tutta la gestione dell’impianto elettrico passò con un contratto trentennale ad una società romana amministrata dal cav. Agostino Finestauri. Finalmente, perfezionati e portati a termine gli ultimi lavori della rete, nel mese di luglio del 1929 il Palazzo di Città si illuminò tutto, come per incanto, di luce elettrica. 


Anche al Palazzo della Pretura toccò la stessa buona sorte e via via tutti gli edifici pubblici più importanti e poi le abitazioni private e le strade si illuminarono “a giorno” di luce elettrica.Alla scadenza del contratto con Finestauri (Soc. An. Elettrica “Acre”), il Comune di Palazzolo assunse in proprio la gestione della rete. Nel 1996, infine, cedette all’Enel la distribuzione dell’energia ai privati e tenne per sé la gestione dell’illuminazione pubblica. A questo punto si spera solo che i risultati dei lavori di riammodernamento del nuovo impianto facciano uscire Palazzolo dalla “selva oscura” e siano quindi degni di una città che è patrimonio non solo dei Palazzolesi ma di tutta l’Umanità.

IL CORRIERE DEGLI IBLEI,  gennaio 2003

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