«Tre cose sottili sono il maggior sostegno del mondo: il sottil rivolo di latte dalla mammella della mucca dentro il secchio; la foglia sottile del frumento ancora verde sulla terra; il filo sottile sulla mano di una donna industriosa. Tre rumori di prosperità: il muggito di una mucca gonfia di latte; il tintinnio del ferro di una fucina; il fruscio di un aratro.» (The Trials of Ireland, secolo IX)

TOPONOMASTICANDO: Paolo Orsi


Via  Paolo Orsi (1a a dx di via Paolo Miano)


Gabriele Judica, Paolo Orsi, Luigi Bernabò Brea. Tre appassionati e insigni studiosi di archeologia intimamente legati a Palazzolo Acreide e alle sue origini, alla sua storia, ai suoi arcani.
"Paolo Orsi - scrive Bernabò Brea - non fece mai l'antica città oggetto di studi e ricerche di particolare ampiezza". I suoi studi, i suoi interessi erano rivolti a un territorio molto vasto e ciò gli impediva di circoscrivere le  ricerche e gli scavi. Tuttavia, come vedremo, anche Akrai gli deve qualcosa se è vero, come è vero, che è stata oggetto di trattazioni e di citazioni da parte dell' Orsi in più di una trentina di articoli e pubblicazioni su oltre 400 che lo studioso di Rovereto diede alle stampe durante la sua carriera professionale.
Paolo Orsi arrivò a Siracusa nel 1888, quale coadiutore dell'ultra ottantenne Cavallari, direttore del Museo Archeologico Nazionale inaugurato due anni prima, per reggerne poi la direzione dal 1895 al 1934. Nella città di Archimede rimase, quindi,  per oltre un quarantennio. Abitava la stanza di un modesto albergo cittadino (albergo Roma) a un tiro di schioppo dal Museo sito allora in piazza Duomo.
Siracusa divenne la sua patria d'elezione. Non cedette mai alle lusinghe dell'insegnamento universitario nè tanto meno a quelle di dirigere strutture museali ben più importanti come il museo di Napoli. Egli preferì dedicarsi prevalentemente alla Sicilia e in particolare a Siracusa.  
Quando non ancora trentenne approdò nel Mezzogiorno d'Italia trovò un completo abbandono in tutti i monumenti, alcuni dei quali, o completamente ignorati o misconosciuti. La Sicilia allora era piena di misteri e di segreti, ma dovunque egli passava lasciava il segno. Niente sfuggiva al suo sguardo, alla sua acuta osservazione. La sua passione era la ricerca sul campo, l'indagine, laboriosa, paziente. La sua opera di scavatore e di illustratore, fin di primi anni di lavoro, portò di colpo la Sicilia al primo posto tra le regioni italiane, per le scoperte nel campo dell'archeologia. I suoi studi si concretizzavano subito in limpide e fondamentali pubblicazioni illustranti intere regioni e periodi oscurissimi, mai prima di lui esplorati. Dopo le sue ricerche in Magna Grecia, la storia, le arti, la religione, acquisirono nuovi elementi importanti, anzi fondamentali.
Avvalendosi della preziosa collaborazione del disegnatore Rosario Carta e del restauratore Giuseppe D'Amico, con tenacia affrontava zone abbandonate e deserte, quasi inaccessibili, negli Iblei, negli Erei, dormendo all'aperto e in grotte trogloditiche, dividendo francescanamente con gli operai al seguito il frugale cibo. Registrava poi con scrupolo i risultati degli scavi che illustrava e argomentava in pubblicazioni mirabili: monografie, relazioni, articoli. Fu proprio lui a gettare le basi delle moderne conquiste archeologiche riguardanti la civiltà preellenica e greca in Sicilia e a Siracusa.
Era un camminatore e un lavoratore e instancabile; l'amore per la storia e l'archeologia gli riempì talmente la vita da indurlo perfino a rinunciare alle gioie di una propria famiglia.
    
Paolo Orsi e Palazzolo Acreide
Palazzolo, questo insigne archeologo che ha contribuito notevolmente a far conoscere meglio le origini e la storia di Acre, lo ha onorato nella toponomastica cittadina.
Orsi ebbe a cuore la messa in sicurezza dell'Annunciazione di Antonello (oggi al Museo Regionale di Palazzo Bellomo) che si trovava semi abbandonata presso la nostra chiesa dell'Annunziata. Fin dal 1888, Paolo Orsi annotava sul suo taccuino n.2 alla p.116: "A Palazzolo nella chiesa dell'Annunziata una Annunziazione di Antonello da Messina; non è usata come pala d'altare, ed è in cattiva conservazione... Sarebbe opportuno portarla al museo nostro ".
 Enrico Mauceri, conservatore al Museo archeologico di Siracusa e collaboratore di Orsi, a sua volta scrive: "Nei primi di dicembre del 1897, mi recai a Palazzolo Acreide... su una parete buia della parrocchiale (sic) S. Maria della Annunziata, un'antica tavola , rappresentante la Titolare...". Segue una particolareggiata descrizione delle caratteristiche artistiche della pala e del precario stato di conservazione.
Paolo Orsi, in base alla suddetta scheda, compilata il 6 dicembre 1897 da Enrico Mauceri, attribuisce senza alcun dubbio il quadro ad Antonello.
Gaetano La Corte Cailler da Messina, giovane ricercatore e collaboratore di Gioacchino di Marzio, registra nel suo "Il mio Diario": "Il direttore del Museo di Siracusa, Paolo Orsi, mi scrisse l'altro giorno che sta facendo pratiche perchè il quadro di Palazzolo Acreide, sia trasferito al Museo di Siracusa. Egli lo attribuisce ad Antonello, ed ha piena ragione poichè io ne ho il contratto".
Il quadro fu acquistato nel giugno del 1907 e trasferito al Museo di Siracusa per la modica cifra di lire 700. 
Paolo Orsi, con fortunate campagne di scavi, nel nostro territorio mise in luce e pubblicò materiali che vanno dall'età preistorica  fino al IV sec. a. C.  Fra gli altri sono da ricordare: una bella Pelike italiota, rinvenuta in occasione di lavori agricoli nella contrada Fùrmica; un torso femminile acefalo abbandonato all'aperto nel recinto dei monumenti di Akrai; una guancia d'altare abbandonata sull'acropoli appartenente con tutta probabilità all'altare dell'Aphrodision acrense.
La tradizione vuole che durante le sue campagne in Akrai, Orsi fosse solito dimorare nei pressi della cosiddetta "grotta del custode" abitazione trogloditica della latomia dell' "Intagliata". Ivi appuntava a matita le notizie degli scavi e le sue impressioni sui suoi classici taccuini dalla copertina nera.
Nel giugno del 1918 Orsi soggiornò per qualche mese a Palazzolo per sfuggire allo scirocco e ad un improbabile attacco nemico alla città di Siracusa. Da Palazzolo ebbe modo di spostarsi e visitare buona parte del nostro comprensorio archeologico con delle puntate nel ragusano.
E ancora il 9 aprile 1921, eccolo di nuovo a Palazzolo nel Teatro antico di Acre invitato per tenere una conferenza ai giovani a alla cittadinanza. 
Il manoscritto del discorso, donato con nobile animo dal prof. Paolo Orsi al Municipio, fu poi dato alle stampe nel mese di ottobre dello stesso anno. Così concludeva la sua relazione l'insigne studioso: "O giovani. In questa rapidissima sintesi storico archeologica io ho voluto delinearvi il passato della piccola ma non ingloriosa Acre, alla quale nei tempi Normanni subentra la città gentile, che oggi ci ospita... ogni zolla del suo suolo, assolutamente sacro, deve essere calpestata, oserei dire, con venerazione..."
Paolo Orsi meritò un posto di primo piano nella storia della moderna archeologia. La sua passione e la sua scienza gli fecero ottenere nel 1896 la nomina a socio dell'Accademia dei Lincei e nel 1924 la nomina di senatore del Regno.
Oggi al suo nome è intitolato il Museo Archeologico Regionale di Siracusa. La nuova struttura, inaugurata nel gennaio 1988, è ubicata nel giardino di villa Landolina e ha sostituito il vecchio Museo archeologico di piazza Duomo non più in grado di contenere l'enorme quantità di reperti e materiali.  
   
Iblon, giornale online, luglio 2013  



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