«Tre cose sottili sono il maggior sostegno del mondo: il sottil rivolo di latte dalla mammella della mucca dentro il secchio; la foglia sottile del frumento ancora verde sulla terra; il filo sottile sulla mano di una donna industriosa. Tre rumori di prosperità: il muggito di una mucca gonfia di latte; il tintinnio del ferro di una fucina; il fruscio di un aratro.» (The Trials of Ireland, secolo IX)

C’era una volta… Le sanguisughe o mignatte


La sanguisuga o mignatta (mignatta! non mignotta… questa è un’altra specie: nei registri delle parrocchie i bambini figli di "madre ignota", venivano registrati con la forma abbreviata “m. ignota”; da qui fu facile, creare un neologismo con un’accezione completamente diversa) è un verme abitatore di stagni e fiumi.
P. Farina, annota: "Nella nostra fiumara o Anapo, vi sono moltissime Mignatte... ma siccome non si comprano, perciò non si stimano. Noi le usammo con ottima riuscita". Il nostro cappuccino parla con cognizione di causa: è risaputo che nei conventi c’era la consuetudine di salassarsi almeno un paio di volte l’anno.
La sanguisuga presenta all’estremità cefalica una ventosa nel centro della quale si apre la bocca provvista di formazioni chitinose dentate. Sono queste le mascelle che incidono la pelle dell’animale o dell’uomo da cui verrà succhiato il sangue. Il sangue cavato, mantenuto fluido da una sostanza anticoagulante secreta dalla stessa mignatta, viene immagazzinato nell’intestino provvisto di appendici a forma di sacchi. Quando è piena satolla, si stacca e cade da sola. È questo il momento per scaricarla, mungendola, oppure immergendola in un piatto con un po’ di vino.
Le sanguisughe entravano in azione quando il salasso con la lancetta non era possibile. Ad esempio, uno dei casi in cui non si poteva salassare con la lancetta era in presenza di emorroidi.
Gianfilippo Ingrassia, il “Galeno” siciliano, nel 1575 consigliava: “Per le emorroidi si potrà ottenere il sangue provocandolo con sanguisughe sopra quelle, o fricandole con foglie di fico”. Di solito venivano applicate da barbieri-flebotomi che li tenevano in proprio, in seguito furono le farmacie a darle in affitto e applicate sempre dai barbieri o da chi era in grado di praticare la bassa chirurgia: “la moglie del barbiere (le applica) alle donne, specialmente se nelle parti basse, nel davanti o nel didietro” (Pitrè, 1896).
La medicina ufficiale utilizzava le mignatte soprattutto a scopo diagnostico, una sorta di cartina di tornasole. Venivano, ad esempio, applicate ad un arto gravemente ferito con una forte infezione: se rifiutavano di nutrirsi del sangue dell’arto significava che lo stesso era in cancrena e quindi bisognava amputare. Oppure erano usate come delle vere e proprie cavie. Si applicavano al paziente e si aspettava che si saziassero. Se quando si staccavano, morivano, la stessa fine l'avrebbe fatto anche l’ammalato: malattia maligna e sangue più maligno ancora.
La medicina popolare, poiché il sangue a diritto o a torto era considerato come causa prima di tante malattie, invece le utilizzava per “curare” tutte quelle patologie che in certo qual modo avevano attinenza col sangue, ma anche per altre affezioni. Figurarsi che se ne faceva uso per espellere i cattivi umori, nelle paure, nelle fobie, nei dispiaceri, ecc. Sullo sfondo è chiaro che c’era un effetto placebo, che magari dava l’illusione psicologia della guarigione mentale o fisica che fosse. L’efficacia comprovata di questo tipo di salasso era in ogni caso per i pazienti affetti di ipertensione arteriosa. Per il resto … 
Le mignatte venivano applicate sulle spalle o sul petto nei casi di bronchite e di polmonite, anche in pazienti neonati; nelle affezioni pleurali, nelle coliche nefritiche, nella gravidanza  ecc., Alla puerpera con febbre le si attaccava una sanguisuga nella pancia. Alla stessa quando aveva il latte troppo denso la si applicava sul seno. Ai bambini affetti da difterite, u ruppu, si attaccavano direttamente alla gola, e però una volta sazie si dovevano eliminare poiché avvelenate da sangue infetto. 
La mignatta, ancora, veniva applicata: ai malati di gotta nella zona più compromessa; veniva messa dietro le orecchie, una o più di una a seconda della stazza del paziente, a chi era stato colpito da apoplessia, da colpo di sole, da meningite, da tifo. In questi due ultimi casi appena si staccavano, si tagliavano in due e si buttavano via poiché se riutilizzate potevano infettare pazienti sani.
Si utilizzava  nei casi di ictus, di paralisi, per il cuore affetto da problemi cardiocircolatori o sentimentali, per il mal di denti, per il mal di testa. 
A chiddi tiempi, per tradizione, i giorni di salasso canonici erano il 14 febbraio giorno di san Valentino e il 24 giugno festa di san Giovanni e solstizio d'estate.
A questi tempi, s'è persa la tradizione e il salasso è praticato in qualsiasi giorno o mese dell'anno. Le sanguisughe sono rimaste sempre dei vermi che però hanno abbandonato i fiumi e abitano solo in alcune paludi colme soltanto di m...elma. Si accaniscono soprattutto a succhiare il sangue agli emaciati, agli esangui, che sangue non ne hanno più, e si lasciano scappare i rubicondi e i satolli. Chissà perchè. 

Iblon, giornale online, luglio 2013

1 commento:

muscolino giovanni ha detto...

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